30.1.09

zanzibar

primo - zanzibar: questa prima parte è brevissima, perchè serve solo a dire che zanzibar è meravigliosa. l'africa concentrata in un microcosmo di sabbia bianca, delfini, mare trasparente, cocco e ozio. stonetown è strepitosa, con quel suo fare molle e arabo, con i muhezzin che urlano, con la gente che ti guarda sperando di fare affari su di te. ritmo lento, passi lenti, movimenti lenti. tutto è flemmatico. i pescatori, i raccoglitori di alghe, i venditori di mango, i ragazzini e le ragazzine che vanno a scuola, sono lenti, di una lentezza placida, sicura. quale posto migliore per una settimana di riposo?

secondo - le persone: sono passati 10 anni da quando ero stato in questa zona di africa. e la cosa bella e brutta allo stesso tempo è che non è cambiato nulla. io non so se gli africani della zona orientale siano felici o no. se siano poveri o no. la ricchezza è relativa. ricchezza di che? di soldi, allora siamo sicuramente più ricchi noi. ma di cultura? non quella dei monumenti e delle chiese. parlo di quella umana. e cos'è delle due che rende più felici? si, lo so, è retorica. ma io non sono convinto di avere la risposta. qualcuno, durante la guerra civile americana, riguardo agli schiavi negri che stavano per essere (apparentemente) liberati, disse (cito a memoria da un libro di howard zinn): "stiamo dando libertà a coloro che sono inferiori, perchè non sono mai riusciti a sottomettere le passioni alla razionalità". credo che l'affermazione debba essere ribaltata. siamo noi che siamo inferiori. la comunità, la vita legata al sole, l'armonia, difficile, combattuta, con una natura sempre ostile, ma anche grande e ricca. siamo noi che non abbiamo più nulla. e loro ancora, ne hanno a pacchi. poi muoiono di morbillo, fame, sete, aids. ma non in queste zone. e non per colpa loro.

terzo - gli italiani: tutto ciò che ho detto al punto 2, viene confermato dal passaggio all'aeroporto di zanzibar per il ritorno in un charter gonfio di veneti del triveneto, impestati dal virus di uomini e donne. in un'orgia di tatuaggi di farfalle, tribali, scritte cinesi, canotte di d&g, occhiali di gucci, orecchini e anelli per uomini alla costantino ma con la panza, mi rendo conto che l'eleganza degli africani non può combattere contro il ceto medio europeo...collane con dente di squalo, braccialetti, treccine da donna africana sui capelli di settantenni flaccide e tinte. pantaloni a pinocchietto, gare di abbronzatura, canti da villaggio turistico, racconti di visite in villaggi masai con commenti del tipo "come fanno a vivere in quella sporcizia?" (con forte accento di verona).
è proprio così, gli africani sono una razza superiore. per lo meno dei veneti.

termino il breve resoconto. obama, a zanzibar, e a questo punto penso anche in africa orientale, è una specie di padre pio. calendari, magliette e tuniche con impresso il suo volto. speriamo non sia una fuffa.

asante sana.

20.1.09

valzer con bashir


mica facile parlare di questo film.

infatti non ne parlerò. dirò l'effetto che mi ha fatto. anche se questo mi costringerà a parlarne.

il film ha un inizio che ti lascia senza fiato. un incubo. un sogno persecutorio. e forse è proprio questo il film. un sogno. un incubo.

il disegno animato (di grande qualità) rende visibile l'invisibile. quindi il sogno. l'incubo. e racconta cose non raccontabili con le parole. serve una rappresentazione astratta per parlare di ciò che non si può vedere e non si può raccontare. o che è troppo assurdo (o terribile) da raccontare.

il genocidio, l'assassinio di massa, il massacro. e le sensazioni invisibili, i sogni, che queste atrocità comunicano.

il paradosso è: taglio documentaristico, raccontato con disegni animati. realtà e sogno. realtà troppo assurda (o terribile) per essere totalmente reale.

mi sono distratto, in alcuni momenti del film. come per cercare di rimuovere alcune parole, alcune immagini.

poi ci sono ripiombato dentro e il sogno, l'incubo è finito, per precipitare dentro la realtà più intollerabile. finale agghiacciante.

sono stato zitto un'ora alla fine del film.

14.1.09

x-factor


avevo lasciato il 2008 con una riflessione, più o meno condivisibile, sulla sinistra.

mi pare quindi coerente iniziare il 2009 parlando di x-factor.

è iniziata l'altra sera la seconda edizione, e proprio l'altra sera è stata una di quelle poche serate durante le quali ho potuto incastrarmi sul divano in pantofole alle 9 di sera, e spararmi dello zapping violento in tv.

ho smesso di finanziare quella che il corriere di oggi definisce la amici spa, e con un certo snobismo da ex, l'anno scorso non ho visto neanche una puntata di x-factor.

so che quella macchietta di giusy ferreri viene fuori da lì e poco altro. odio la ventura, odio morgan, che motivazione avrei di vederlo?
lunedì così ho acceso e ho detto vabbè ne guardo 2 minuti.

è finita che me lo sono sparato tutto dall'inizio alla fine.
brevi commenti: morgan, che era un buon musicista ai tempi dei bluvertigo, è intelligente, ironico, tirato come una pelle di daino probabilmente dalla cocaina, ma simpatico, e propone cantanti e canzoni originali; la ventura è insopportabile come sempre, ma in questa trasmissione ci sta; la terza è na camionista stile zanicchi, ma divertente. dj francesco!!! è un coglione, ma, oh, è simpatico!

alcuni ottimi cantanti, trasmissione piacevole, ho riso diverse volte, molto poco trash e molto ironica. ecco, se amici ha un difetto, tra i tanti, è di essere completamente privo di ironia: questo lo rende da un lato ferocemente reale e immaginifico, dall'altro crudele e opportunista, o "sanguinario" come dice il corriere.


l'ironia invece sta alla base di x-factor, perchè, ne diamo atto, morgan, la ventura e questa mara, che non so chi sia, ce ne mettono dentro a palate, senza perdere la suspense della gara.

trascuro il gf9 (anche se c'è la tettona). rifiuto amici (che inizia stasera in serale). cercherò di rivedere x-factor, perchè ci sono un paio di cantanti niente male...