28.4.08

il capolavoro di veltroni


questa immagine sventolava in campidoglio, insieme a bandiere con croci celtiche e saluti fascisti (tutto visto coi miei occhi in piazza venezia).

dopo avere concesso la vittoria a berlusconi e distrutto la sinistra, veltroni, con molti complici, consegna la città di roma a gianni alemanno.


lo sapevo. lo sentivo, anche se, sotto sotto, speravo che alla fine rutelli (RUTELLI, IO ODIO RUTELLI) ce l'avrebbe fatta.

mentre per strada i taxi strombazzano per festeggiare come se avesse vinto la lazio (che peraltro ha preso 5 pappine ieri dalla juve...), una lacrima di sconforto scende calda e casca sulla tastiera del pc.

veltroni, con mossa suicida, ha completato il quadro nel peggiore dei modi, con un ritratto meraviglioso, firmato a quattro mani con rutelli, e sostenuto da quei cadaveri del pd, che rappresenta la camicia nera di alemanno.

prima ha fatto il patto con silvio. non ha preso neanche un voto al centro e ha massacrato la sinistra, e avoglia a dire "meno male che ci siamo liberati dei partitini". non diciamo stronzate: siamo un paese senza sinistra, nessun altro in europa è nelle nostre condizioni.

avrà qualcosa in cambio, uolter? staremo a vedere. il lavoro sporco lo ha fatto, però. e forse inconsapevolmente, perchè l'uomo è, secondo me, scemo.

poi, ha puntato la politica lobbystica e clientelare di roma sulle notti bianche e le feste, inutili, del cinema, lasciando una classe di dirigenza amministrativa allo sbando, candidando quell'altro coglione di rutelli che ha continuato a farfugliare stronzate per tutta la campagna elettorale, passeggiare con blair e mandare in tv la palombelli, mentre alemanno era in città, da tutte le parti.

alemanno è fascista. un vero fascista, con tanto di celtica al collo. io ho paura.

se io fossi nello staff del pd, farei di tutto per cacciare veltroni, d'alema, fassino, e tutta la solita casta di dirigenti. tutti a casa se ne devono andare. lo hanno capito o no quanto siano distanti dal paese?

ripeto: non si tratta di alternanza, si tratta di distruzione di un sistema avvelenato.

tempi sempre più terribili ci aspettano.

bondi ministro della cultura.


sebastien tellier - sexuality


Lo hanno definito “porno-soul”...ed effettivamente gli stacchi electro-soul di Sebastien Tellier rendono esplicito lo stesso titolo del suo nuovo lavoro, Sexuality, già esplicito di per sè: si sente forte la carica afrodisiaco-erotica di questo sound, neo-pop-soul. Il francese raccoglie in qualche modo un’eredità che arriva da Serge Gainsbourg, la immerge in un rimasuglio pop quasi anni 80 e si infila nella direttrice che si avvicina ai connazionali Daft Punk, con meno ispirazione dance e più carica cantautoriale. Ne esce una miscela sexy, ammiccante, orgasmica e quasi danzereccia, molto legata a un suono synth-pop vecchio stile, che regala un emozionante climax emotivo. Come in un approccio amoroso, si parte dai preliminari, con tastiere electro-pop accattivanti, per poi procedere sempre più verso la sintesi musicale di un rapporto sessuale tra uomo e donna, insieme a un eccitante brivido amoroso. Le tastiere guidano il ritmo dello chansonnier francese e ci portano per mano in un mondo di sospiri, gemiti, voci sussurate. Un Marvin Gaye con un tocco da francese contemporaneo. Un Barry White bianco, senza la profondità della voce e con una pulsazione incandescente tutta europea. Un disco di soul europeo, da mettere nel lettore in una serata a due, quando, lontano, arriva il tramonto, e i corpi di un uomo e una donna si fondono nella musica del rapporto. Dedicato a tutte le donne del mondo.

il video è di sexual sportswear.

portishead - third

Mamma mia ritornano i Portishead! Quando l’ho scoperto, mi sono spaventato da morire. Spesso queste rentrèes sono tristi, ripetitive, manieriste. Mai avrei voluto ascoltare un nuovo lavoro dei Portishead invecchiati e rimasti legati a un’idea musicale di 10 anni fa. Chi può dimenticare cosa rappresentò Dummy nel 1994? Quel mix incadescente di jazz, hip-hop, dub, che poi venne battezzato frettolosamente trip-hop, senza considerare che si trattava di ben più che un movimento temporaneo; ma era una linea musicale nuova, che avrebbe influenzato la musica inglese e non, a partire dai Massive Attack, passando per Tricky; e che affonda le radici in musiche cinematografiche portandoci fuori dallo spazio definibile. Third è il nuovo lavoro. Non è questo un disco che rivoluziona il futuro della musica, ma è complesso e inaspettato da musicisti come i Portishead. Rimane l’elemento downtempo, che caratterizza la ritmica, fondamento del disco, e la spettrale voce di Beth Gibbons, unico vero legame con Dummy e il passato. Per il resto, Third spazia in mille universi paralleli. Rimane la cupezza di fondo dei suoni che sono però vari, poco prevedibili e “suonati” con tanto di chitarre. Spiazzano, i Portishead. Saltano tra i generi, dal folk all’industrial dark, mescolano, sperimentano, guidati dalla Gibbons, che cuce come una raffinata sarta i vari tessuti musicali. Un grande e piacevole ritorno.

il video è di machine gun.

26.4.08

il 25 aprile

...è passato.

come nel 2001, anche questo ha un significato particolare.

alemanno rischia di essere il nuovo sindaco di roma, e per quanto io odi "er piacione" rutelli, non posso permettere che un fascista, con croce celtica al petto, incarcerato per molotov lanciate contro l'ambasciata sovietica, per aver menato a manganellate degli studenti, prenda possesso della città, dopo avere annunciato di voler costruire uno stadio nuovo per la lazio .

berlusconi riciccia fuori i ragazzi di salò. il clima è, di nuovo, da sudamerica.

ieri è stata una giornata importante: a torino il v2-day ha visto 120.000 presenze. ancora una volta dico: possibile che l'unico a parlare un linguaggio veramente nuovo sia un comico, un attore?

eppure è proprio così. cose nuove, una lingua nuova, un pensiero nuovo. nuovo per l'italia, contemporaneo per l'europa. con tutti i difetti che ha l'europa.

resistenza, sempre. anti-fascismo, sempre. ma innovazione. pensare al futuro, radicando le idee nel passato.

ma noi abbiamo gasparri. e riotta.

lo so, è un post grillino. ma che ci devo fare? ora torno a parlare di musica.

22.4.08

il post numero 200

questo è il post 201.

quasi non ci credo che ho scritto 200 post. come se fossero 200 pagine di roba, sai che coglioni a leggersela tutta...pensavo che dopo un po' mi sarei rotto le palle, e invece, continuo imperterrito a scrivere per lo più cazzate. oh, mi diverto.

qualcuno dice che i blog sono da egocentrici, da narcisisti, sono roba autoreferenziale. secondo me è vero, ma è solo parte della verità complessiva.

cerco di giustificarmi.

sicuramente io metto una bella dose di quella roba: parlo di me, molto spesso; delle mie impressioni sulle cose.

ma quello che mi piace di più, oltre a soddisfare la mia esigenza di esposizione egocentrica, è che un gruppo di amici mi legga. soprattutto quelli che non vedo mai, per motivi di vario genere. e mi fa piacere che commentino. magari non postano, ma mi scrivono mail, a volte mi chiamano.

mi piace che si crei una micro-comunità di persone che chiaccherano da lontano.

poi mi faccio anche le pippe mentali, per carità. ma che male c'é? che male c'è se dico la mia su silvio e uolter, o sul grande fratello, o su un film o uno spettacolo che ho visto?

vabbè. sto mese, aprile 2008, ci avviciniamo alle 1.000 visite ricevute sul blog, un record! mi diverte da morire sta cosa. oltre 300 visite in più rispetto allo scorso mese, oltre 200 visitatori unici assoluti in più!

sono piccole soddisfazioni. sono piccole seghe egocentriche. perdonatemi.

20.4.08

speed the plow - con kevin spacey e jeff goldblum

a londra ci sono 5 gradi, ma sembra che solo io me ne accorga. sono bardato come totò che arriva a milano, colbacco compreso.
gli inglesi, ma soprattutto le inglesi se ne fottono: anzi, fa un bel calduccio, perchè non cominciare a mettersi le maniche corte e la minigonna? risultato: questi pazzi vanno in giro senza calze, scosciate, con canottierine estive, magliettine trasparenti e giacchette inesistenti. ci sono 5 gradi, davvero. fa un freddo cane. e, indovina un po'?, piove.

nonostante le condizioni atmosferiche per me quasi proibitive, abbiamo deciso di spararci la fila per i return tickets per speed-the-plow, commedia di mamet, interpretata all'old vic da kevin spacey e jeff goldblum. ks è anche il direttore artistico dell'old vic.

i return tickets sono i biglietti di quelli che rinunciano allo spettacolo. le possibilità sono minime dato che è sabato sera, lo spettacolo è stra-esaurito ed è la penultima settimana di rappresentazioni. siamo determinati.

cosa significhi speed-the-plow esattamente non lo so. e non lo ho scoperto. o capito. letteralmente vuol dire "velocizzare l'aratro"...ma non credo sia la traduzione esatta. è anche una forma di "in bocca al lupo" usata dai contadini inglesi o americani...

2 ore di cazzo di coda, con un freddo da montagna, ma finalmente abbiamo i biglietti in mano, anche buoni. anche a broadway, per spamalot e the producers andò così. e faceva sempre un cazzo di freddo. il freddo porta bene.

sono contentissimo, le guance sono irritate dal freddo, mi pare di aver sciato tutto il giorno.

ks ha in mano l'old vic da un anno o poco più. ha prodotto cose molto belle, tra cui la versione teatrale di tutto su mia madre di almodovar. è previsto per il prossimo anno un amleto con jude law e la regia di kenneth branagh. questo è il primo spettacolo in cui lui recita dentro. e si tratta di un testo non rappresentato dal 1988. vent'anni.

jg è la mosca. mamma mia quel film mi fece un'impressione allucinante. anche ieri sera, mentre lo guardavo recitare in maniera così brillante e ritmata, mi aspettavo che gli cascasse il naso o un orecchio. minchia.

entriamo, e il teatro non è grande. mi consolo, perchè le poltrone sono scomode e i cessi fanno schifo, come in italia.

come al solito, non racconto la trama.

quello che vi posso dire è che è stata un'esperienza.

ks e jg sono due mattatori. ks è un mostro di bravura. grande sintonia tra i due, anche la parte femminile carina. il testo non è dei migliori di mamet, ma i due sono giganti. glengarry glenn ross è meglio, per capirci. comunque buono.

un'ora e mezza passa in una volata. il ritmo è forsennato. la recitazione così diversa da quella europea. così esteriore, così carica, quasi troppo gigioneggiante. ma mai fastidiosa. bravi bravi bravi. soprattutto ks tira fuori un'energia violentissima.

e vedere due attori così, due specie di miti hollywoodiani, fa quasi paura. avevo qualche pregiudizio, pensavo non avessero idea di cosa fosse un palcosenico. avevo visto christian slater in un adattamento di qualcuno volò sul nido del cuculo, ed ero rimasto molto deluso. questi il palcoscenico se lo mangiano.
tutto fuori, niente sottotesti, personaggi chiarissimi e ben delineati.

due buttafuori teatrali impediscono che si scattino foto alle due star, anche durante la standing ovation finale (oh, ma sti anglo-americani fanno sempre standing ovation).

2 ore al gelo, ma ne è valsa la pena. bella serata.

18.4.08

parigi-torino-londra

è un periodo così, di viaggio.

scrivo questo post da una londra piovosa e fredda, gotica e lugubre come non me la ricordavo. from hell.

la settimana scorsa mentre camminavo per parigi pensavo che le due città in fondo si somigliano. ed effettivamente è abbastanza così. con delle differenze sostanziali, naturalmente.

londra è più nordica. parigi più "europea". londra subisce l'influenza di stare su un'isola: i londinesi, gli inglesi, sembrano un po' matti. quando mi guardo in giro, osservo i loro visi, mi viene in mente highlander. mi vengono in mente i barbari medievali. mi vengono in mente baccanali orgiastici, e robin hood. l'immigrazione ha fatto diventare londra una città multiculturale, sufficientemente integrata. ma quell'atmosfera dark, ottocentesca, industriale, da jack lo squartatore la mantiene.

parigi è fighetta. leccata. chic. londra è trendy. ma sotto ha un cuore marcio.

parigi è pulita, e ci sono gli insopportabili parigini. anche se, la breve passeggiata che ho fatto la settimana scorsa mi ha rivelato finalmente un pizzico di banlieu. prima non avevo mai visto questo aspetto. l'unica cosa che era evidente, vagando per la rive gauche, era che un gruppo di fighetti alla the dreamers di bertolucci avevano fatto il '68. ora, si moltiplicano gli immigrati a vista d'occhio, e la città mostra un nuovo, reale sottoproletariato urbano. scoppiano le periferie, e si sente. le vetrine chic sono quasi ormai meno evidenti dei kebabbari. il marcio che trasuda londra a parigi non lo sento. a parigi c'è forse una nuova lotta di classe. a londra un lato oscuro, che mi affascina.

a londra, i baccanali medievali si trasformano nel night-clubbing. ascoltate burial mentre siete qui, e sbroccate.

a parigi parlano una lingua insopportabile. non mi piace il francese! adoro l'accento sguaiato inglese, di londra.

in tutto ciò ci infilo torino. fighetta come parigi, ma dark come londra. una città magica come londra, una città con mille contraddizioni e una nuova lotta di classe come parigi. una città di frontiera, provinciale, come non è nè londra nè parigi. una città con un cuore marcio che pulsa per la confluenza di tre fiumi. una città piena di verde e sole in primavera, quando il valentino sprigiona quel profumo di erba tenera ovunque. contraddizioni e persone che rendono torino una città geniale.

l'unica altra città dove potrei vivere in italia è torino.

ma forse è venuto il tempo di metter in atto quello che dico da 10 anni e non ho mai fatto: andarsene, almeno per un po'.

16.4.08

la breve favolosa vita di oscar wao - junot diaz

prendi garcia marquez oppure vargas llosa, aggiungi un po' di tolkien, spolveri con dc comics e dungeons&dragons, mescoli tutto con ugly betty e ottieni questo libro di junot diaz, vincitore del premio pulitzer 2008 per la letteratura.

scrittura adrenalinica, melodramma, dialoghi da fumetto, atmosfere da telenovela caraibica, impegno civile anti-dittatoriale, saga familiare; tutto insieme per un romanzo originalissimo, divertente e commovente. si piange di brutto. e si ride di brutto.

la lingua anglo-ispanica da dominicano emigrato negli stati uniti ne fa un libro che, un po' come giochi sacri di vikram chandra, è la rappresentazione di un mondo che si integra e si ghettizza allo stesso tempo.

se in giochi sacri c'era il giallo, l'hard-boiled, bollywood, john woo insieme a un tocco di induismo noir, qui c'è una sorta di fantasy antilliano (come si dice nel libro,"cosa c'è di più fantasy di vivere alle antille?"), un gioco di ruolo con almodovar in versione etero come dungeon master, la rivincita dei nerd in salsa ispanico-caraibica.

junot diaz è un dominicano trapiantato in new jersey come il protagonista. e come il protagonista è cresciuto, come tutti quelli nati nei primi 70, con star trek, marvel e un botto di tolkien.

è un libro particolarissimo, senza fiato, da leggere in una notte. bellissimo. commovente.


15.4.08

ground zero

ground zero. questa è la prima immagine che mi viene in mente pensando alle elezioni politiche 2008, ovvero l'assasinio dell'italia, e la consegna del paese di nuovo in mano a silvio berlusconi, per l'ennesima volta, come se le precedenti esperienze non fossero state sufficienti per mostrare quello che l'uomo sa fare. ce lo meritiamo, come alberto sordi. siamo un paese di destra, populista, cattolico in apparenza, fascista in apparenza, fondamentalmente democristiano.
molti sono gli spunti di riflessione, ed elaborare una sconfitta così pesante, anche se non del tutto inaspettata, sarà dura. trovare le motivazioni per rimanere in italia, sarà ancora più dura.

l'affluenza alle urne. sembrava che ci dovesse essere un calo allarmante dell'affluenza. un fisiologico 3% dopo solo 2 anni dalle ultime votazioni non è invece affatto drammatico. la cosa drammatica è che quel 3% è incuneato in quel lieve crepaccio tra il pd e la sa. un 3% di non votanti di sinistra che hanno pesato non poco in quello che è stato lo tsunami che ha spazzato via la sinistra in italia.

il fallimento di veltroni. veltroni fallisce, ed è evidente. voleva sfondare al centro ma non ce l'ha fatta. ha preso in lista uomini tipo colaninno e calearo per andare a pescare in un' ipotesi di partito riformista che fallisce miseramente. tutti sapevano che avrebbe perso, nonostante le sue dichiarazioni ottimiste di straordinaria rimonta. ma perdere con 9 punti di distacco significa avere sbagliato. il pd, dunque, non conquista neanche un voto al centro, ne conquista molti a sinistra. il pd ha il "merito", per chi ce lo vede, di avere definitivamente fatto fuori la sinistra di alternativa in italia (anticipiamo un problema: quale alternativa ha proposto la sa??). il giochetto del voto utile ha funzionato a sinistra, per nulla al centro. veltroni ha, secondo me consapevolmente, dato l'italia in mano a berlusconi. sapeva che avrebbe perso, sapeva che avrebbe distrutto la sinistra, ha fatto il lavoro sporco e ora si aspetterà qualcosa in cambio da sb. vedremo cosa sarà.

la distruzione della sinistra e la gloria della lega. due facce della stessa medaglia, diceva stanotte bertinotti. sono perfettamente d'accordo. anche qui, si sapeva che sa non avrebbe fatto un grande risultato, ma la scomparsa della sinistra pura dal parlamento non se l'aspettava nessuno. io penso che non sia un bene. anche se penso che di errori ne sono stati fatti tantissimi. il primo, essere stati nel governo prodi senza ottenere nulla. essersi venduti per una presidenza della camera. parlare un linguaggio vecchio su tutti i temi, in particolare su quello del mondo del lavoro. allontanarsi dalla base sociale in cui era radicata la sinistra. e in quella base va a stravincere la lega, che è la vera protagonista di queste elezioni. prende i lavoratori del nord. prende spazi impressionanti ovunque, il 22% in lombardia. il 7% in emilia romagna, contro il 3% della sa. impressionante anche in aree non tradizionalmente vicine alla lega. perchè? io questo, bene bene, non lo so. voto di protesta? non solo. voto per la novità? e quale novità? il federalismo fiscale? può essere. sta di fatto che le periferie, i lavoratori, i piccolo-medio borghesi, al nord, plebiscitariamente, hanno scelto il partito di bossi. da capire. quello che è certo è che la sinistra extraparlamentare, come negli anni 70, dovrà riflettere profondamente sul suo futuro, e sul linguaggio che parla ai lavoratori, ai giovani...io non ho ricette, ma il linguaggio attuale è fuori dal tempo.

berlusconi e fini. il pdl dunque di nuovo in maggioranza. ma a guardare bene: il pdl prende solo il 2/3% in più della somma dei due partiti del 2006. la differenza quella vera, la fa la lega, con un 10% a livello nazionale che fa spavento. vedremo cosa succederà.

il futuro. berlusconi premier, letta vicepremier, fini presidente della camera, frattini agli esteri, tremonti all'economia, sgarbi alla cultura...ecco il nostro futuro. per chi sta all'estero da ormai molto tempo non sarà facile capire. non si tratta di alternanza. l'impresentabile governo prodi ha fatto il danno, quindi tocca alla destra. purtroppo non è solo questo. sono le persone con cui, chi lavora e vive in italia, dovrà avere a che fare. l'atmosfera da paese sudamericano. l'atteggiamento arrogante (non che i pdiini non ce l'abbiano, ma ammettiamolo, è un po' meglio). per non parlare della politica che faranno e che ci riporterà sul baratro.

propongo l'immagine della neo-ministra della difesa spagnola, carmen chacon, 37 anni, incinta, come quella che sintetizza tutto quello che vorrei vedere in un paese moderno, civile, progressista. e invece ci tocca scajola insieme a martino.

questa volta, e ora seriamente, tocca pensare all'emigrazione. spagna, svizzera, olanda, germania? tutto è meglio di questa fogna.

14.4.08

svizzera


La Svizzera (in tedesco Schweiz, in francese Suisse, in romancio Svizra) è uno Stato dell'Europa centrale.

Confina a nord con la Germania per 345,7 km, a est con il Liechtenstein per 41,1 km e l'Austria per 165,1 km, a sud con l'Italia per 734,2 km e a ovest con la Francia per 571,8 km. La lunghezza totale dei confini nazionali è quindi di 1857,9 km.

Il suo nome ufficiale è Confederazione Svizzera (in tedesco Schweizerische Eidgenossenschaft, in francese Confédération suisse, in romancio Confederaziun svizra; in latino Confœderatio Helvetica, da cui la sigla CH). La capitale federale è Berna, che è anche capitale dell'omonimo cantone.

SALUTI A TUTTI. io parto.

harry potter e i doni della morte

non scrivo quasi mai di libri.

è perchè leggo un decimo di quello che leggevo qualche anno fa.

non leggo perchè lavoro. e il lavoro non si concilia con la lettura.

mi ero abituato a leggere la saga di harry potter a natale. questa volta no.

ma chissenefotte di ste premesse.

mi sono letto sto nuovo harry potter, e per una volta volevo parlare di libri.

capisco che parlare di libri parlando di harry potter è come parlare di zelig per parlare di comicità intelligente; però mi va.

e alla fine il libro non è male.

impossibile leggerlo senza conoscere almeno i due libri precedenti. in particolare, il principe mezzosangue. ho dovuto andare a riprendermelo pure io, perchè, effettivamente, è di quei libri che leggi e poi ti scordi immediatamente. mi sono appoggiato a wikipedia e ho ricostruito cosa minchia era successo prima.

una volta entrati nel meccanismo, però, il libro non è male, ha due o tre colpi di scena divertenti. finisce in modo intelligente e, soprattutto, diventa sempre più epico. la battaglia tra i mangiamorte e l'ordine della fenice diventa uno scontro alla signore degli anelli, senza raggiungere le vette della letteratura di tolkien mai, neanche per un istante. ma di certo la rowling, già prese le distanze da tempo dalla letteratura per bambini, tenta il salto di qualità. non le riesce fino in fondo, ma ci prova.

il maghetto non è simpatico per niente. è un personaggio abbastanza fastidioso: jkr tenta di farlo essere eroe, o antieroe, ne fa un personaggetto sfigato, antipatico, saccente...il bello non è lui. il bello è tutto il resto, tutta la fantasia di un mondo che nasce da una visione immaginifica dell'autrice.

è innegabile che il mondo di maghi, streghe, incantesimi, foreste incantate, giganti, draghi sia affascinante e divertente. a parte per chi odia i maghi e il fantasy.

e poi, i doni della morte mi pare un titolo così contemporaneo per l'italia...

6.4.08

meno male che silvio c'è - parte 2a


intervista al tizio che ha scritto la canzone.

silvio con accanto un bambino down.

che paura.

5.4.08

io amo tiziano


uno dei più grandi cantautori italiani.

nato dal karaoke di fiorello.

pesava 111 kg. poi si è risucchiato.

ha reinventato il pop italiano.

le sue canzoni sono genrazionali e inquadrano perfettamente l'epoca in cui viviamo.

viva tiziano.

e viva i gialappi.

2.4.08

non ci sono più le mezze stagioni


i luoghi comuni distruggono la mente dell'uomo.

tranne che quando li dice il trio.

scordate quella trasmissione patetica che è stata in tv fino a qualche giorno fa, e godetevi il trio, quello vero.

cult.

la trilogia della villeggiatura - regia toni servillo


qualche tempo fa, in un commento a un mio post su ronconi, qualcuno mi chiedeva che tipo di teatro mi piacesse vedere.

ecco, la trilogia della villeggiatura è un tipo di teatro che mi piace vedere.

questo spettacolo è una lezione su come fare il teatro "di tradizione" in modo contemporaneo. d'altronde, la stessa lezione servillo la aveva data con sabato, domenica e lunedì di eduardo, se vogliamo considerare eduardo teatro "di tradizione". e poi anche con marivaux.

qui, ci si scontra però con un testo italiano. di 300 anni fa. il livello di difficoltà per chi interpreta e fa la regia, sale.

la lingua e l'interpretazione sono le due cose più interessanti dello spettacolo. quindi il ritmo e l'allestimento. la recitazione svecchia la lingua. l'interpretazione contemporaneizza gli atteggiamenti dei personaggi.

è uno spettacolo tarato sul comico, quindi si ride, e molto. tutta la compagnia, folta, numerosa (beato il piccolo di milano che ha tutti i soldi del mondo, e chissà adesso con l'expo), funziona come una macchina da guerra. ciascuno ha i suoi momenti.

le donne, che guidano il gioco, sono strepitose, adorabili stronze. gli uomini variano dall'alloccaggine al rincoglionimento...va fatta una menzione per tommaso ragno, che di solito mi piace pochissimo, ma che invece qui copia talmente bene carlo cecchi che funziona alla grande. e una menzione anche va naturalmente all'interpretazione di servillo, il più stronzo cinico di tutti, che con gli occhiali da sole tondi regala l'immagine migliore dello spettacolo.

si, perchè di cinismo borghese parla questo testo. è inutile che mi metta a fare il filologo goldoniano perchè non ne sarei capace. ma questa versione della trilogia rende così vicina a noi quella stronzaggine borghese, quella vita legata a rapporti umani apparenti, che goldoni si avvicina alla contemporaneità di fausto paravidino...(beh, non esageriamo...anche se la brevità comica delle battute di le smanie...e paravidino ne deve mangiare di polvere prima di arrivare a questo livello di drammaturgia). la vita rinchiusa dentro uno schema per cui bisogna sposarsi, bisogna avere quel vestito, bisogna andare in villeggiatura (vacanza) in quel posto è così vicina a noi, raccontata in questo modo, che, dico, magari un autore veramente contemporaneo e italiano sapesse tradurre in drammaturgia teatrale i vizi, le schifezze, i cinismi, le tenerezze anche del ceto borghese del 2000, che esiste ancora, molto forte.
l'amore che cede alle logiche razionali di casta. l'intellettualismo e l'attaccamento al denaro che deprimono ogni slancio emotivo. questo è goldoni. e questo rende servillo. in modo gradevolissimo e profondo.

il cinema italiano, in alcuni casi, rari, riesce a raccontarci questo tipo di storie. il teatro, no. perchè? domanda senza risposta.

uno spettacolo bellissimo.

1.4.08

se a chi dice che non sei normale...

...tu non piangere su quello che non sei...

perchè alla fine...

se il cuore batte forte dà vita a quella morte che vive dentro te...

questa ragazza ha vent'anni. ne dimostra 40.

questa ragazza canta parole senza senso.

canta anche ai matrimoni.

si è rifatta le tette. aveva una seconda abbondante ora ha una terza piena.

si è rifatta anche il naso e gli zigomi.

questa ragazza è l'ennesimo prodotto di un mondo da grande fratello e veline.

è un po' di plastica...

però...

io me la bomberei.