ivan
sembra un film di cronenberg, oppure un personaggio uscito da educazione siberiana di nicolai lilin.
invece è un serbo, probabilmente leader di un commando nazionalista venuto per farsi notare sfruttando la nazionale di calcio.
lo sguardo strafottente e i tatuaggi, la testa rasata. Ha 30 anni, ne dimostra 10 di più.
sulle braccia, tatuaggi che ricordano le sue origini, la religione cristiana, battaglie serbe, orgoglio nazionalista.
fa paura, guardarlo.
si chiama ivan, e rappresenta il cuore nero dei balcani, quello ultranazionalista, che poi vuol dire fascista.
verso le 10, tornando a casa, l'altra sera, facevo zapping tra la diretta dallo stadio marassi e xfactor.
mentre ivan, incappucciato, con una maglietta col teschio, tagliava indisturbato le recinzioni della curva ospiti, mentre collovati sbraitava cazzate al microfono, mentre i fumogeni cascavano in campo e nessuno sapeva cosa fare, mentre i "tifosi" serbi inneggiavano alla grande serbia e al loro diritto di avere il kosovo, mentre quella merda di stankovic piangeva, mentre i giocatori serbi alzavano il braccio con le tre dita in omaggio ai nazionalisti e alle tigri di arkan, mentre accadeva tutto questo, su raidue marco mengoni ci regalava una ballata miagolata insopportabilmente contornata da una coreografia di luca tommassini imbarazzante.
ecco, allora uno pensa: questa è la volta che prendo la tv e la butto dalla finestra.
che cosa fa più schifo, lo sguardo di ivan o il miagolio di mengoni? cosa televoto, le tigri di arkan o il giovane facchinetti?
uno genera l'altro. e l'altro genera l'uno.
arrestate anche marco mengoni e tutta la banda!