16.7.08

cronache avignonesi

il festival di avignone è, forse, il più famoso e interessante festival di teatro d'europa.


è la mia seconda volta qui, ed è molto diversa dalla prima.

la prima volta ero più piccolo, più sprovveduto, più spaesato. stavolta no.

avignone è una città che ricorda i borghi medievali toscani o umbri. un mese all'anno si trasforma in un giga "mercato" del teatro europeo: una cinquantina solo gli spettacoli del festival ufficiale; incalcolabili (forse 1000) quelli del festival off. ma il centro di tutto è il festival ufficiale.

i due giovani direttori che gestiscono il festival, oltre a immaginare la programmazione del festival, investono ogni anno su un artista (o due) come "artiste associè": dopo ostermeier, jan fabhre e molti altri, questa è la volta dell'italiano romeo castellucci, fondatore e inventore della societas raffaello sanzio di cesena, pressochè sconosciuto in italia, se non dagli addetti ai lavori e un gruppo di fans alternativi, una specie di star hollywoodiana ad avignone e in europa, nonché nel mondo. e ho detto tutto sull'arretratezza del teatro in italia.

quello che è formidabile del festival di avignone è, oltre alla programmazione, l'atmosfera da gran bazar culturale che nell'intera città si respira: un forum continuo, incontri di operatori e artisti, pubblico di ogni genere, dai vip, agli alto borghesi, ai giovani, ai punk del teatro, fino agli artisti di strada, numerosissimi, che contribuiscono in maniera importante all'atmosfera di cui parlavo. e tutti pagano il biglietto. non c'é la caccia all'omaggio, tutti parlano ovunque di teatro e trovare i posti per un qualunque spettacolo è impresa difficilissima. tantissimi gli stakanovisti che si piazzano in coda ore e ore prima degli spettacoli. neanche a broadway o nel west end londinese ho visto una cosa del genere.

donne e uomini, insegnanti, dentisti, giornalisti, avvocati, impiegati di banca; per un mese si concentrano solo sulla cultura e sul teatro. un mondo dei sogni; per un italiano abituato a vedere le file a teatro per christian de sica o io ballo con garrison. qui, le code interminabili sono per il nuovo lavoro di thomas ostermeier, di heiner goebbels, di daniel jeanneteau, di ricardo bartis, johann le guillerm, jan fabhre e romeo castellucci o joel pommerat, registi, attori e creatori che in italia sono sconosciuti e, se vengono in visita, sono seguiti da un gruppetto di personaggi imbarazzanti della cultura italiana, finti alternativi, finti guru. ad avignone (ma in tutta europa) sono un fenomeno di massa, cosi come molto spettacolo dal vivo, in italia relegato a cenerentola della cultura (quale?).

spettacoli visti fino ad ora, in sintesi estrema:

cirque ici - secret: johann le guillerm è il nuovo fenomeno del circo internazionale (come moira orfei...). demiurgo e creatore di oggetti, è un funambolo, giocoliere, clown. con il suo aspetto inquitante, gira nel chapiteau inventando immagini deliranti con una frusta, quattro secchi; una katana, e altri oggetti sorprendenti, creati da lui, sculture utilizzate per giochi di impatto fortissimo, in un'atmosfera che lo fa assomigliare a uno stregone, al gobbo di notre dame, uno sciamano che, a un certo punto "evoca" una (vera) tromba d'aria al centro dell'azione scenica, per poi riprodurla con una scultura in legno che li per li costruisce con assi di legno. un geniale manipolatore di spazio, materia, oggetti e corpo...strepitoso.

societas raffaello sanzio - divina commedia: non ho visto l'inferno, purtroppo. la rs é il fenomeno più sconvolgente degli ultimi 15 anni di teatro italiano. nel senso che il mondo teatrale italiano li ignora come se non esistessero, il mondo li adula. possono piacere o no, non possono essere trascurati. l'operazione dc è, a detta di castellucci, una missione impossibile. in effetti...il purgatorio prende spunto dal fatto che è la cantica più vicina al mondo terrestre (c'è unità di tempo), è un momento di passaggio tra l'esistere e il non-esistere, tra la presenza e la dissoluzione in puro spirito. da qui, un'ora di iperrealismo banale, quasi noioso, con una scenografia minuziosamente rappresentante una casa altoborghese (da opera lirica, con una pedana che alza completamente la prima scena). in questa banalità, con personaggi vuoti e soli, si consuma a un certo punto una violenza inaccettabile, terribile, inascoltabile (un gruppo di spettatori se ne sono andati urlando) e da quel momento parte un delirio onirico in cui si mescolano david lynch (come sempre) e van gogh, la follia, il sogno, la confusione, la trasfigurazione dei corpi. io non sono un fan sfegatato della rs, ma lo spettacolo è sconvolgente, ed è innnegabile che abbiamo a che fare con un genio (malato di mente? forse, ma chi se ne fotte). tutto questo confermato da il paradiso, installazione nell' église des celestins: si entra 3 per volta e da un piccolo buco si osserva la "gloria di dio", acqua, colori bianchi e azzurri, gloria e catastrofe, dice castellucci, con un pianoforte rovinato in mezzo all'acqua, e una bandiera nera che sventola. dio e il male. dio è il male?

heiner goebbels - stifter dinge: composotore e regista, inventa un concerto per cinque pianoforti senza pianisti. una macchina elettronica costruita come una foresta, con tubi tastiere, piatti, alberi, che suona in autonomia. la macchina si muove sull'acqua, cambia colore, unisce suoni e parole. visionario, geniale, ma per me freddo e poco coinvolgente.

daniel jeanneteau - testi di august stramm: ottima recitazione, belle luci, bella scena, spettacolo noiosissimo.

jan fabre - another sleepy dusty delta day: culto della danza mondiale, immagina un solo per la sua musa. straordinario.

vi risparmio le altre piccole cose.

stasera vedro' hamlet con la regia di ostermeier, ma non posso non citare un gruppetto di ragazzini della banlieu parigina, di origine africana, armena, tunisina, che all'angolo di place de l'horloge ballano hip hop con una dinamicità fisica da atleti, una ironia da clown esperti, un ritmo super coinvolgenti come non avevo mai visto: sono questi quelli che mettono a ferro e fuoco parigi durante le rivolte delle banlieux? (e i ballerini hip hop di maura di amici?).
avignone è una piazza culturale, di scambio, dialogo dibattito...e da noi?

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