23.8.08

la versione di massimo - montreal, quebec

ci siamo persi la cerimonia di apertura delle olimpiadi. e questa è la prima notizia sul nostro arrivo a montreal.

con un volo air canada comprato da un giorno all’altro, sbarchiamo al trudeau airport dove c’è un clima temperato.

ebbene sì, devo parlare di 4 giorni abbondanti a montreal, quindi mettetevi l’anima in pace, se vi va di leggere questo post, perchè sarà lungo, e non può essere altrimenti.

carichi dei nostri bagagli, cerchiamo, come i barboni, di sbirciare notizie dai giornali del giorno prima o da servizi sui plasma dell’aeroporto sulle prime battute di pechino 2008.

nel frattempo arriviamo con un bus alla stazione berri UQUAM, nei pressi dell’università, e ci incamminiamo verso la residenza studentesca dove abbiamo prenotato una DOPPIA con letti SEPARATI per qualche giorno.

per la strada, edino, novello tiresia (anche per la reale cecità da cui è affetto), si butta nella sua prima profezia (ce ne sarà un’altra, straordinaria): “oh, il tempo è buono, secondo me abbiamo culo, non piove...”. dopo circa 3 minuti, una nuvola inquietantemente nera ricopre il cielo di montreal. una goccia, due, un inferno di acqua. ci ripariamo sotto un cornicione e osserviamo le reazioni dei quebecchesi alla pioggia. ma non una pioggerellina così, tanto per fare, un diluvio possente.

un tizio con la spesa e i sacchetti pieni di cibo e carta igienica, cammina, in maniche corte e all star, tranquillo, come se facesse una passeggiata sotto il sole. fradicio, lui e la carta igienica. io e edino ci guardiamo. un biciclista pedala indifferente, in pantaloncini e maglietta bianca. soprannominato mister maglietta bagnata. un tizio in scooter, sandali, bermuda e camicia hawaiana, si ferma giustamente al semaforo rosso, come se fosse una limpida giornata primaverile. al verde, riparte. tutto normale, se non fosse che vengono giù alcune tonnellate di acqua.

i quebecchesi non soffrono la pioggia. sanno che durerà poco. è gente abituata ai tempi duri, alla povertà, alla rigidità climatica (si va fino a –25° in inverno). ci sono già stato a montreal, per lavoro, ma mi rendo conto che non avevo visto quasi nulla, sarà perchè lavoravo, sarà perchè faceva un freddo insostenibile; questa volta ne vedo le sfumature.

montreal è un casino di realtà cultural-sociali: i canadesi che parlano solo francese e non capiscono l’inglese, quelli che parlano entrambi, quelli che parlano solo inglese, più una notevole quantità di immigrati che hanno cambiato la faccia di buona parte della città (la petite italie ha circa 20.000 italiani). disagio sociale ce n’è, soprattutto nelle periferie nord, ma in generale sembra una città florida.

due stronzi ci accolgono al nostro ostello. il letto è così striminzito e non separato che prendiamo due stanze. alla fine ci troviamo bene e paghiamo oggettivamente poco.

montreal è straordinaria.

i teatri di place des arts, lo stordimento di rue sainte catherine, la nightlife alternativa di rue saint denis e rue saint laurent, il fighettame di mont royale, il turismo e le gallerie d’arte della città vecchia, il rilassamento al porto vecchio, il delirio commerciale della città sotterranea.

è una città piccola, un incrocio così riuscito tra europa e stati uniti che arriva all’obiettivo di prendere il meglio delle due culture. senza dimenticare che il quebec, e in particolare montreal, hanno una vivacità culturale impressionante: sono i primi a utilizzare le nuove tecnologie nel teatro (robert lepage e non solo), hanno reinventato il circo (cirque du soleil, cirque eloize, ecc.), hanno alcuni dei gruppi musicali più interessanti del momento (arcade fire, ecc.), sono avanti come pochi al mondo nella danza (marie chouinard, e mille altri...), e non dimentichiamo le icone pop (celine dion, simple plan, nickelback, avril lavigne...). proprio come in italia....

un posto dove vivere. domani. se non fosse per il clima che uccide.

ma i quebecchesi contemporanei sono figli e nipoti di generazioni di gente che dall’europa rimase abbandonata in questi spazi meravigliosi e gelidi: i ricchi ritornavano nella loro francia, i poveri rimanevano qui. gente con le palle. gente che ha voglia di divertirsi, di bere, piena di ironia.

ed è proprio in questo contesto che finiamo a un party discotecaro anni 80 in zona mont royal. fuori ci sono 17 gradi, per loro fa un caldo porco. in tutta la giornata il tempo è cambiato 16 volte. mi sono tolto e messo il maglione altrettante volte. caldo porco-freddo della madonna. continuamente.

comunque, per loro è estate, quindi, per evitare il “caldo” nel locale sparano aria condizionata a temperatura glaciale. si balla e si suda, ma il sudore diventa immediatamente una patina ghiacciata sul corpo. broncopolmonite in agguato.

in ogni caso, si balla. con musica anni 80. la gente impazzisce. letteralmente. ballano come matti su nina hagen e van halen, i primi depeche mode e i kiss, i love rock ‘n roll e i new order. sono così esaltati che ci viene qualche dubbio...soprattutto quando mettono gli ac/dc e la isla bonita di madonna (dopo like a virgin e holyday).

comunque, la serata è buona. edino si diverte molto, balla come un esibizionista, ma io gli tengo botta volando su un palco che funge da cubo. le donne e gli uomini quebecchesi bevono. e farebbero bene a bere di meno, dato che il peso medio, rispetto ad halifax, si alza di qualche decina di kg. ormai la media si aggira sui 150. enormi. gigantesche. tutte. e molto spesso, mi spiace dirlo, dei rafani. ma proprio brutte brutte.

la mattina dopo, colgo su un giornale la notizia che eddie vedder suona, solo, in un teatro a place des arts. volo a comprare il biglietto. che città meravigliosa.

ma qui c’è bisogno di una parentesi imprevista.

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