22.8.08

la versione di massimo - l'arrivo e halifax

dopo un viaggio colorato da un'insalata condita con un gel all'olio e basilico e un terribile film con christina ricci con la faccia da maiale, la porta del canada per noi è halifax, come per quelli del titanic, che affondò al largo del mare del labrador e i resti del quale furono portati ad halifax. speravano di arrivare a new york, ma arrivarono solo ad halifax, in una nave fantasma.

nel nostro mondo dei sogni dovremmo partire da halifax, ns, con la macchina, e arrivare a montreal, qc. sono 1.200 km attraverso nova scotia, new brunswick e quebec.

halifax ci accoglie con un grigiore umido e piovoso che fa onore al nome di “nova scotia”. tempo da highlander.

ci mettiamo un giorno e mezzo per capire che fa cagare. ma alla fine il giudizio è inequivocabile.

ricorda una città del nord dell’inghilterra: industriale, con qualche rimasuglio vittoriano colonico.

sì, si mangiano le aragoste, ma sono quelle aragostacce atlantiche che non sanno di niente, se non d’acqua.

la cosa più interessante è che ci sono i resti del titanic. un po’ macabra come cosa, ma intrigante. se ci fossero anche dei pezzi di di caprio e kate winslet, un braccio, il fegato, andremmo alla mostra, ma alla fine decidiamo che celine dion, quebecchese, ci basta per ricordare il titanic.

dormiamo in un b&b molto inglese. abbiamo chiesto letti separati, ma sicuramente ci hanno preso per froci.
edo sperimenta i vari set di tappi per le orecchie che si è portato, conoscendo la mia potenza sonora notturna: due paia in spugna, di quelli classici, un paio più leggero, stile quelli degli aerei, e poi quelli di cera, i più sicuri, ma anche i più fastidiosi. gli consiglio vivamente quelli di cera.

il porto vecchio è vecchio, effettivamente. ci mangiamo un panino all’aragosta e un hamburger, e dal giorno dopo per tutto il resto del viaggio, il centro delle nostre conversazioni delle prime due ore della giornata sarà la situazione intestinale: quando cagare, dove, con che tecnica, come stai di stomaco, in che modo fare colazione per favorire la naturale regolarità come la marcuzzi. io sono stato di merda (letteralmente) per 4 giorni. a livello di antibiotico. altro che activia, aragosta del mare della nova scotia. molto efficace per gli stitici.

la sensazione di finis terrae è pesante. sembra di essere ai confini del mondo. poca gente in giro, molti punk reietti, come i pirati.

ci devono essere stati i pirati da queste parti, ma non capiamo dove, quando e perchè. però da tutte le parti ci sono bandiere, insegne, ecc. la loro ombra aleggia. un popolo di pirati.

pirati, navi fantasma, punk, grunge. l’atmosfera comincia a piacermi.

c’è la festa degli artisti di strada, e qualcuno non è male. il giudizio su halifax in quanto città non cambia, ma le persone incuriosiscono.

sembra di essere in un film di gus van sant. moltissimi giovani, molto grunge. un paio di artisti di strada non sono neanche male, ma io ho la pdc. e quelli che mangiano il fuoco mi fanno venire da vomitare, nonostante siano bravi e inglesi.

seattle potrebbe essere così. o poteva essere così nei primi anni 90. l’atmosfera è quella di last days, i giovani quelli di paranoid park.

nonostante l’aspetto esteriore terribile, in questa città, nei mesi invernali, quando il vento del labrador soffia forte e il termometro scende a –40°, probabilmente si riuniscono delle comunità sotterranee, invisibili all’occhio del turista che rimane per 2 giorni. non ci sono negozi di dischi, però, e questo è strano in un luogo così.

nel parco centrale si ritrovano i giovani per giocare a calcio e a baseball. che intruglio americano/europeo! c’è un parco per skaters, come in paranoid park appunto. portland non deve essere molto diversa da qui. i ragazzini vanno in skate e hanno una chitarra acustica collegata a una cassa marshall distrutta. suonano i nirvana...e cantano, con molte bottiglie di birra locale aperte.

è una città nordamericana. una versione brutta di boston. le tracce degli inglesi sono molto visibili.

la cittadella è piccola: quando vediamo dei tizi vestiti in costume ottocentesco e il prezzo di ingresso, decidiamo che ci basta vederla da fuori.

ci suona elton john, a ottobre. poi avril lavigne, e lenny kravitz. che strana cosa. una città minuscola, bruttina, ai confini del mondo, con star internazionali. è come se, che ne so, venissero a suonare a grosseto i radiohead. strano.

la città è bruttina, dicevo. e le donne pure. cominciamo ad avere dei dubbi sull’alimentazione, dato che il peso medio femminile è di un centinaio di kg.

mentre ci interroghiamo su halifax e sul ruolo degli inglesi e degli americani, sui probblemi dei ggiovani di halifax, sulla noia, e sull’underground, sulle aragoste e le situazioni intestinali, fellini e il cinema di gus van sant, ci rendiamo conto che dobbiamo affittare la macchina, e, come schiantandoci su un muro, scopriamo che TUTTO IL MONDO è venuto ad halifax a prendere una macchina da tutte le agenzie più grandi. poi anche quelle più piccole. il mondo è andato in tutta la cazzo di nova scotia ad affittare una macchina. impossibile trovarne una prima del 16 agosto. in tutto il new brunswick, pure. altro che fins terrae. il mondo viene qui per affittare macchine.

piano b: inesistente.

corriamo ai ripari. abbiamo un volo montreal-halifax il 19 agosto. compriamo un altro volo e andiamo subito a montreal. riusciamo a prenotare una macchina.

cambia la prospettiva del viaggio. da montreal andremo verso nord, dentro il quebec. va bene lo stesso. certo, il volo è un po’ extrabudget, ma halifax può bastare per 1 giorno e mezzo...

le olimpiadi non sono ancora ancora cominciate.

voto alla città in sè: 4; voto all’atmosfera e ai cittadini: 7.

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