9.12.07

paranoid park - gus van sant




l'indagine sul mondo degli adolescenti di gus van sant è raffinata e profonda. dopo la cosiddetta trilogia della morte, gerry, elephant e last days, approdiamo a questo paranoid park.


l'estetica di gvs è ormai precisa e riconoscibile: montaggio a-temporale, fotografia nitida, piani sequenza lunga, uso del ralenti...e mi piace molto.

se gerry era una straordinaria metafora beckettiana con i bravissimi matt damon e casey affleck, elephant era la trasposizione di quella metafora all'interno del mondo reale e non sospeso, almeno apparentemente, il mondo di columbine e dei ragazzi di quella scuola che imbracciarono le armi per uccidere i loro coetanei; infine last days, dove si usa il pretesto degli ultimi giorni di kurt cobain per parlare, ancora, di vuoto, di nulla, di droga.

paranoid park
è coerente con la trilogia. si prende un sottogruppo culturale che negli usa è l'equivalente del plazaro, cioè lo skateboarder, e si ricerca quali siano i movimenti di un ragazzino incerto nei suoi rapporti con il mondo, con la famiglia, con le ragazze, con gli amici. insicurezza, paura.

molti simboli, come al solito. un padre probabilmente figlio della contestazione, una fidanzata carina e superficiale, una madre assente. l'uso della musica di nino rota mi ha stupito. da giulietta degli spiriti, soprattutto. fellini.

ci ho pensato e azzardo un'ipotesi. che paranoid park, cioè questo luogo reale e surreale dove si incontrano gli skaters, il non-luogo/punto di incontro di una generazione sia una specie di luna park in stile felliniano, un luogo di freak che cercano di sopravvivere a un mondo troppo difficile per loro? e lo fanno utilizzando sogno e fantasia. come i clown di fellini, sospesi tra realtà onirica e realtà materiale, gli skaters saltellano di qua e di là con le tavole, una piccola comunità slegata dalla società che li circonda.

isolamento e quindi annullamento delle relazioni con l'esterno, e quindi distacco dalla società e dai suoi valori? non so.

film bello e difficile, come sempre, se non per quella solita posizione (gay) per cui c'è l'equazione "le donne belle sono superficiali e stronze, quelle brutte e un po' lesbiche sono intelligenti e colte..."

1 commento:

Anonimo ha detto...

lo vidi a giugno.
mi piacque ma non lo capii a fondo.
lo trovai forse più ermetico degli altri.
ho intenzione di rivederlo.