25.9.06

giuda ballerino!



dylan dog compie vent’anni e questo dimostra che i trentenni come me sono vecchi.

ho comprato il mio primo numero nel luglio 1989: il buio, la storia di mana cerace. quell’estate è stata abbastanza importante. avevo 14 anni e ho dato il mio secondo bacio con la lingua a una ragazza (il primo con sentimento…), una tale paola di roma. era l’estate in cui per la prima volta mi ero staccato dai miei genitori senza piangere, in uno di quei centri sportivi in cui si gioca a tennis e si fa sport di vario genere per 2 settimane. questa paola mi piaceva parecchio, ci siamo sentiti per un po’, sono venuto a roma per trovarla e rivederla ma non si è mai più fatta trovare e non l’ho più rivista…

il numero 43 dell’aprile del 1990, storia di nessuno, “una tiratura da far paura: 185.000 copie!” fu il primo vero traguardo di dylan dog, oltre a ricordarmi che, in IV ginnasio, alla fermata del 18, avevo appena comprato l’albo all’edicola davanti la fermata e insieme ad altri aspettavo su una panchina nel piccolo slargo sabbioso. mi si avvicina uno (ero con altri), tira fuori una siringa e vuole dei soldi; non glieli do e scappo, con stretta la mia copia di dylan dog.

da il buio mi è cominciata una certa passione da fumettaro. nelle bancarelle dei mercatini di vario genere sono riuscito nel giro di un anno a ricostruire gli arretrati, tutti in originale. il mio amico muccio, più fanatico di me, venne a torino a trovarmi, un anno, e lo portai in via saluzzo in un posto di vecchi libri polverosi. si comprò a quattro lire il numero 1 originale, e poi, non ricordo per quale motivo, me lo regalò…pazzo!

mio cugino carlo, più anziano di me di qualche anno, aveva tutta la collezione: mi ricordo di aver passato 2 giorni e 2 notti a leggermi a casa sua a milano tutti gli arretrati che mi mancavano, e a ogni numero che finivo mi saliva la voglia, ma anche la paura. perché i numeri tipo gli uccisori, la zona del crepuscolo, canale 666, facevano paura, sul serio.

insomma, mi è presa una sorta di fanatismo, e sono riuscito a comprarmi anche tutti gli albi giganti, tutti gli speciali (che meraviglia orrore nero…), le storie in coppia con martin mystère, le collezioni estive, gli almanacchi dell’orrore, i numeri speciali usciti su riviste oscene tipo tutto, un numero in croato, uno in polacco e uno in tedesco. ho anche una copia di un libro di tiziano sclavi su dylan, autografata. ho persino visto 2 volte dellamorte dellamore con rupert everett e anna falchi!!!!!

nei primi numeri, nel club dell’orrore, la rubrica di lettere dei lettori, c’erano dei pazzi che facevano gare del tipo archiviare le varie modalità di morte in dylan dog; cifre a caso: 15 da proiettile da pistola, 4 decapitati, 7 impiccati, 13 schiacciati da qualche tipo di automezzo, 8 caduti nel vuoto. catalogavano le donne di dylan e le battute di groucho, e pensavo quanto mi sarebbe piaciuto farlo, ma non mi ci sono mai messo.

da dylan sono poi partito con nathan never, legs weaver, nick raider, magico vento, dampyr, napoleone. poi ho deviato sul fumetto indipendente americano, che ancora mi piace molto, ma questa è un’altra storia…

ora ho smesso. compro solo dylan, per nostalgia.

purtroppo da anni le storie non mi fanno più paura. quell’atmosfera poetica ma anche splatterona, grottesca non la sento quasi più, se non in alcuni rari numeri. c'è troppa voglia di commuovere e troppo poca di spaventare. le battute di groucho sono quasi tutte già sentite, il galeone non lo prova neanche più a costruire, il trillo del diavolo lo suona sempre meno spesso. forse sono cambiato io…ma non credo visto che se vado a rileggermi morgana, golconda! o dal profondo ancora mi piacciono da morire. o forse l’attenzione di sclavi sul suo personaggio è calata drammaticamente. gli sceneggiatori sono bravi ma non al livello, salvo michele medda (l’ho conosciuto e mi sono sentito male…), chiaverotti, e pochi altri che scrivono troppo poco ormai. i disegni sono sempre più o meno belli, anche se mi manca corrado roi.

l’idea del fumetto noir all’italiana, con radici nel cinema horror, ma con una vena surreale ha reso dylan dog un cult vero e proprio, e io gli sono affezionato. mi piacerebbe molto che sclavi lo curasse di più, ha ancora molto da dire.



ps. l’ultimo libro di sclavi, il tornado di valle scuropasso, non è male e si legge in fretta. belle atmosfere di horror fantascientifico, ma anche un viaggio in una mente disturbata…

22.9.06

junior boys - so this is goodbye


oggi consiglio un disco. io ho alcune radici musicali: alcune molto trash, altre più raffinate, altre molto mie, nel senso di personali, e vi spiego fra poco perché.

quelle trash derivano da una mia strana devianza verso lo zarro, ce l’ho sempre avuta e sono sempre rimasto affascinato dalle atmosfere un po’ periferiche della canzone melodica italiana, dalla musica pop ascoltata all’inizio degli anni 90 (ma anche alla fine degli 80): madonna, simple minds, roba dei primi anni di rap tipo derek b, ll cool j, mc ren o i primi beastie boys (fighissimi)….fino ad ora, che ancora amo da morire laura pausini, tiziano ferro e altre cazzate del genere.


quelle raffinate derivano da mio cugino francesco che un giorno, disgustato dalle schifezze di cui sopra, mi regalò una cassetta di una seleçao straordinaria di darkettoni anni 80: dai joy division, a nick cave, dai christian death a siouxsie.


quelle mie personali sono un mix tra i due e forse si possono cronologicamente posporre alle due precedenti. e sono quelle più rock n roll che virano certe volte verso l’indie (ma anche verso l’heavy metal…) ma altre verso l’elettronica di vario genere, dall’avant garde alla micro house. ho avuto momenti di passione travolgente per i depeche mode e per gli iron maiden…


vabbè, questo come background, per dire che sono cresciuto in un mix strano di suoni, e i miei preferiti sono sempre stati quelli più rockettari.


ogni tanto però capita che ti passi tra le mani uno di quei dischi che ti sembrano superficialmente danzerecci. poi li ascolti e li riascolti e…ci ritrovi dentro tutto. questo è il caso di so this is goodbye dei junior boys.


tutte e tre le varie radici di cui sopra le ho ritrovate dentro in pieno (a parte gli iron maiden…): in questo disco c’è attitudine indie, suoni pop, atmosfere darkettone, citazioni depeche mode, e avanguardia e microhouse.
il piedino mi batte piuttosto a tempo quando ascolto sto disco.

non si tratta di un disco nostalgico. si tratta di un disco che guarda al futuro non dimenticando il passato. bello.

21.9.06

l'insensatezza del dolore


“negli esseri umani i reni sono situati nella regione posteriore superiore dell'addome, ai lati della colonna vertebrale, nelle fosse lombari, esternamente al peritoneo che tappezza la cavità addominale.
hanno una forma a fagiolo, con un lunghezza media è 12 cm, la larghezza 6,5 cm e lo spessore 3 cm. il suo peso varia nei due sessi: 150 g nell'uomo, 135 g nella donna. Ogni rene è situato in una loggia, la capsula fibro-adiposa, che contiene anche il surrene, separato dal rene sottostante da un setto connettivale. la parete di questa capsula è costituita da materiale fibroso, distinta in un foglietto anteriore ed un foglietto posteriore, questi si congiungono superiormente, mentre inferiormente rimangono separati prolungandosi nella fossa iliaca e avvolgendo l' uretere fino alla vescica”.

insomma, il rene è una specie di fagiolone che filtra il sangue dalle varie impurità del metabolismo e lo espelle tramite l’urina. ci sono delle schifezze che però il rene non filtra sufficientemente, e allora, attraverso una precipitazione chimica, si formanodelle specie di agglomerati solidi che nidificano nel rene. fin qui tutto bene. quando sti cosetti si muovono accada la colica renale.

dicono che il parto sia tra le cose più dolorose che si possano provare.

dicono che il dolore delle coliche renali sia doloroso quanto un parto.

il primo non potrò mai provarlo, se non in maniera indiretta; il secondo, l’ho provato l’altroieri e garantisco che fa male.

ma soprattutto quello che ti fa andare fuori di testa è che nessuno muore di colica renale. il dolore è simile a quello di una amputazione senza anestesia e l’unica causa è un minuscolo pezzetto di chissachè che si muove dal rene verso la vescica.

ho vomitato 3 volte dal dolore.

mi sto drogando da giorni per non sentire dolore.

almeno dovessi partorire…penso, la partoriente soffre tantissimo ma per un fine ben preciso, un fine piacevole, bello, un bambino…ma il fottuto calcolo renale è un sassolino che rompe le palle e basta.

ci sono alcune cose di cui veramente non si riesce a capire l’utilità in natura: le zanzare, ad esempio. le mosche…i calcoli renali.

questo è solo uno sfogo, perdonate il post.

17.9.06

provo a parlare di calcio...ma non ce la faccio...



è domenica post campionato.

ok. parliamo di calcio.

-13.

la juve ha vinto ieri una partita difficile, in uno stadio nuovo che doveva essere esaurito e non lo era, con un italoargentino fischiato che invece ha regalato grande gioco per il quarto d’ora che è stato in campo, con una difesa a dir poco imbarazzante e un tizio francese di colore la ratio del cui acquisto ancora è incomprensibile. didi una settimana fa, dopo il pareggio a rimini aveva detto “voglio undici leoni”. ho visto la partita. una buona partita per poco meno di un’ora. poi un disastro di condizione fisica e di intesa soprattutto in fase difensiva, con boumsong totalmente fuori, chiellini pure. e marchionni assolutamente deludente. grande cuore di nedved. buon tocco di del piero. primo tempo trascinato da un convinto trezeguet, che speriamo che insieme al capitano ci conduca verso obiettivi raggiungibili anche se difficili.

banale.

vorrei capire perché mi devo ritrovare a urlare disteso sul tappeto di casa per un errore di del piero o di trezeguet.

vorrei che qualcuno mi spiegasse cosa diavolo è che mi ispira tutto questo odio verso quelle squadrette tipo inter milan lazio fiorentina roma.

vorrei che qualcuno mi dicesse perché galliani, inibito da una sentenza sportiva, continua a fare il cazzo che gli pare. e perché il milan è in champions league.

vorrei che mi chiarissero la dinamica per cui guido rossi è passato da ex uomo telecom, poi consigliere d’amministrazione dell’inter, poi commissario della figc, e ora, guarda un po’, di nuovo in telecom, come presidente ( e le intercettazioni telefoniche all’inter?)

pragmatico/incazzato/battagliero => tifoso

javier marias, celebre scrittore tifoso madrileno (tifoso del real, naturalmente), scriveva qualche anno fa che il calcio è fatto di persone “selvagge e sentimentali”. sbagliava. e dovrebbe guardare la sua squadra di mercenari prima di scrivere cazzate del genere.

oggi ci auguriamo tutti che capello sbagli la sua seconda partita, con un raul sempre escluso, cannavaro fuori forma, cassano che non gioca, ronaldo che pensa all’inter.

internazionale.

non so scrivere di calcio in maniera astratta. sono un tifoso. juventino.

we shall overcome.

15.9.06

una nebulosa...



amartya sen ha scritto un libro su multiculturalismo e identità sociale. due parole complicate.

identità: cosa è che rende un popolo tale? cosa ne costituisce le caratteristiche che lo descrivono?

multiculturalismo: è questa una parola che significa “assenza di identità”?

parlare dell’identità di un popolo è una delle cose più difficili per l’uomo, tant’è vero che la faccenda, per molti secoli, è stata liquidata decidendo che l’identità era data dalla religione. cristiani vs. infedeli.

poi la cosa è cambiata e sono cominciate a nascere le (pericolose, almeno nella loro evoluzione finale) identità nazionali.

infine, come se la storia andasse, come dice eco, a passo di gambero, negli ultimi anni siamo ripiombati nella più bieca ricerca di un’identità legata alla religione. cristianesimo vs. islam vs. ebraismo.

questo, secondo me, perché ha cominciato a farsi spazio il multiculturalismo, come se quest’ultimo fosse la negazione dell’identità. e quindi, fa paura. love vs. fear, come l’insegnante fanatica in donnie darko. bene vs. male.

la questione si complica.

e se il multiculturalismo fosse una nuova identità?

e se le identità nazionali, burocratiche e iperregolate, si stessero evolvendo indipendentemente dalla politica partendo da un movimento che nasce dal basso? come se tutto fosse spinto da milioni di microidentità sociali?

tutto questo preambolo di pseudofilosofia sociale spiccia di basso livello è per raccontare una cosa.

abbiamo vissuto in una casa erasmus per circa 2 settimane. cioè casa nostra è diventata una specie di comunità internazionale che ha ospitato gente di diverso genere.

vale ha vissuto con un gruppo di orribili teatranti per 45 giorni.

l’esperienza, la vita insieme, il divertimento comune, talvolta la sofferenza hanno generato un’identità di gruppo fortissima assolutamente indipendente dalla provenienza geografica, culturale o religiosa. certo, erano solo 15. però, dal micro al macro.

come se in realtà l’identità si fosse formata grazie alle relazioni sociali, umane tra loro.

come quando succedeva che al liceo andavi in inghilterra per imparare l’inglese (e scopare – io, combinato quasi nulla, altri, si…) e alla fine del mese in cui stavi a contatto con le stesse persone ti sembrava di lasciare per sempre un tuo parente caro.

forse sono puttanate. e io sono strenuamente contro l’idea di una comune sessantottina in cui vivere.
ma invece mi piace pensare che ci sia una forza micro, che va molto più veloce di quella macro, come se considerassimo la meccanica quantistica e l’astrofisica, come se considerassimo la cosa più piccola che si può immaginare che si muove alla velocità della luce, che forse ha anche un movimento indeterminato, ma che genera energia e si relaziona con tutto quello che le sta attorno. un’evoluzione sociale micro molto più veloce di quella macro, fondata sulle relazioni con le persone. una nebulosa stellare di intrecci relazionali al di fuori del controllo dello stato. una specie di roba anarchica e indeterminata, che spinge da sotto, dalle viscere l’evoluzione umana. d'altronde mi è sempre piaciuto il micro.


beppe grillo (un comico!) dice che noi siamo molto più avanti della politica. è vero.

che minchia di post retorico ho scritto. mi è venuto il diabete. spero non ci siano commenti.


ps. sto lavorando a un nuovo progetto. radio 2morrowland, una radio online gestita da me medesimo. vi terrò aggiornati. (sempre che qualcuno legga ancora).

12.9.06

aqua



la notte bianca di per sé è già un evento insopportabile, quasi paragonabile a capodanno. tutti devono uscire, tutti si devono divertire, tutti devono fare le 8 del mattino. per forza.

a roma la notte bianca assume un connotato che la peggiora ulteriormente, cioè quello della festa de paese tra i monumenti storici: e quindi panini con la salsiccia in via dei fori imperiali, mercatino con perline e collanine al colosseo, la sagra del cinghiale in piazza venezia sarebbe stata la ciliegina sulla torta.

oltretutto, la mia esperienza con la notte bianca è stata sempre piuttosto conflittuale: il primo anno, black out, il secondo anno cazzeggiamento ma niente di che, il terzo anno ginocchio distrutto. quest’anno però la situazione gita scolastica/erasmus che si è venuta a creare nella passata settimana (cosa che mi ha anche impedito di scrivere sul blog, per la gioia di quelli che ogni tanto mi lasciano dei messaggi…) mi ha costretto, oltre che a partecipare, a fingere dell’entusiasmo, a cercare di divertirmi, a fare buon viso a un gioco cattivissimo…ma gli amici europei che accompagnavamo in giro erano, senza retorica, simpatici, quindi alla fine ho ficcato la testa tra un sanpietrino e un altro come uno struzzo metropolitano e ho fatto finta di starci dentro.

ho anche resistito abbastanza, ma la faccenda ha cominciato a farsi insostenibile con l’appropinquarsi del centro storico. dalla periferia al centro le cose peggioravano sempre di più. la quantità di gente diventava seriamente improponibile.

in via dei fori imperiali, i primi segnali che forse era il caso di darsela a gambe: delle enormi giraffe di carta, guidate da specie di clown, con una tizia scosciata che sparava cono botti assurdi, non si è capito perché e un tizio microfonato che urlava. in questa orgia di giraffe ed esplosioni di fuoco, il delirio era paragonabile a un festino di santa rosalia all’ennesima potenza, ma comunque ci si muoveva ancora.

spinti da una microguida alla notte bianca, ci spingiamo verso piazza venezia per vedere lo spettacolo rivelazione dell’anno, un evento irrinunciabile.
sgomitando in mezzo a decine di migliaia di persone raggiungiamo una postazione decente (tra gli altri, walter; domanda: “a sindaco, ce sta un po’ de ggente no?!?!” risposta “eh si…”).

ci ho messo un attimo a capire cosa stavo guardando e sentendo: musica tecno, una cascata d’acqua. dei ballerini palestrati, con pantaloncini di pelle nera, stile gay pride. delle ballerine vestite da zoccole. di pelle. luci colorate. dico. ok. forse adesso succede qualcosa. non succede niente. ballano. sotto l’acqua. coreografia degna di steve lachance. altissimo livello. prese e posizioni. un attore esce fuori. e recita. “acqua e sudore”. che vuol dire? sembra una via di mezzo tra pippo delbono e uno con la barba.dice delle cose assurde. poi di nuovo la tecno. di nuovo gay pride e steve lachance con un pizzico di garrison. ma siete matti? l’evento centrale della notte bianca è sta roba qui?! una pubblicità del badedas malfatta. una trashata che neanche il mio gusto trash più raffinato.... per poi finire con una canzone di de andrè che non c’entrava una minchia con tutto il resto. ma siete matti?!

sono un contribuente romano, dal 29 agosto. voglio sapere quanto vi è costata questa roba.

mi ha dato la mazzata finale e il buon viso si è trasformato in un viso satanico. il concerto di vinicio capossela dalle 6 alle 9 del mattino…vaffanculo, vado a letto.

4.9.06

mr.crocodile hunter



due saluti di fila mi fa fatica farli…ieri quello professionale di agassi, oggi quello definitivo a mr.crocodile hunter.

steve irwin era un tizio vestito da giovane marmotta o piccolo esploratore che imperversava su la7 con documentari allucinanti sull’outback australiano. allucinanti perché il soggetto si trovava faccia a faccia (a mani nude) con coccodrilli, serpenti dal veleno mortale, squali. il bello era che non gli capitava per caso, se li andava proprio a cercare.

due esempi:

1. alla ricerca del cobra sputatore (mi perdonino i biologi ma proprio non mi ricordo il nome tecnico), il pazzo girava per giungle e/o deserti, trovava il serpente e a mani nude se lo prendeva in mano facendosi sputare veleno addosso.

2. occorre spostare un coccodrillo da una zona a un’altra di un parco naturale.
(i coccodrilli tra l’altro usano una piacevolissima tecnica di caccia: beccano la preda, la rendono innocua a forza di dentate, la trascinano nel fiume o nel lago e, prima di mangiarsela, la lasciano frollare per giorni).
steve escogita un piano geniale, semplicissimo e mortale nella sua semplicità che prevede: a) lui naturalmente da solo e a mani nude immobilizza il coccodrillo b)una squadra di collaboratori si lancia poi insieme con lui sopra alla belva e lo lega definitivamente.
naturalmente il lucertolone non è proprio contentissimo e incazzato si mette a smandibolare con i suoi 3000 denti in faccia a mr.crocodile hunter. ho pensato che se lo sarebbe mangiato in diretta (non era in diretta), veramente..

io comprendo l’ambientalismo e comprendo anche l’amore per gli animali, oltre al fascino del rischio, che non ti pone problemi etici e morali: io ad armi pari con una belva carnivora o velenosa. la sua idea era proprio questa, senza trucchi, mettersi alla pari con le specie più pericolose della natura, confrontarsi con loro. ma la cosa che più colpiva era il suo inspiegabile entusiasmo nel raccontare quanto era bello questo o quel mostro, mentre un black mamba cercava di morderlo in faccia o un coccodrillo cercava di farsi un panino con la sua gamba. li amava quegli animali e mentre armeggiava con loro cercando di tenerli bada (e rischiando la vita ogni volta) guardava la telecamera, e diceva quanto erano belli e violenti. un entusiasmo folle che superava ogni tipo di ragione. così come folle fu il gesto di andare a dare da mangiare alla sua coccodrillina di 14 metri con in braccio il figlio di 6 mesi…

come si può immaginare, questa follia perversa mi affascinava moltissimo. ho pensato che si facesse di cocaina, ma a quanto pare sbagliavo.

ok. nessun problema etico. non voglio fare il solito politically incorrect, però, steve, dopo aver affrontato mocassini occidentali (non scarpe, serpenti), cobra sputatori, caimani e coccodrilli, squali tigre, possibile che ti sia fatto pungere da una cazzo di manta, tra l’altro neanche mortale in tutti i casi, ma solo se colpisce qualche organo vitale? almeno una lotta con un boa constrictor me la aspettavo: “caduto durante una eroica battaglia con un serpente di 15 metri”. invece un animale sfigatissimo…

riposa in pace, pazzo, e non farti fottere dai serpenti neanche lassù, la mela, non te la mangiare, è velenosa!

ciao andreino



ho comprato il mio primo e unico completo da tennista quando andreino aveva circa vent’anni (e io 15): rigorosamente nike, era composto da una maglietta bianca con colletto con un disegno che tagliava il davanti in diagonale, con una fantasia rosa fosforescente su base nera che sfumava, e da un paio di pantaloncini di tessuto jeans grigio con attaccati sotto dei fuseaux sempre rosa fosforescente. ero piuttosto ridicolo, ma mi sentivo forte, e mi divertivo.

avevo discretamente rotto le palle per farmi comprare la donnay gialla e blu che usava lui. lillo, il mio maestro, me la accordò e ricordo che all’inizio non riuscivo a fare niente: era un racchettone enorme, adatto a chi affettava top spin da fondocampo come faceva lui. io stavo imparando allora cosa fosse un top spin e sfruttavo il 25% delle potenzialità di quella racchetta.

mi piaceva, andreino, con quella sua pettinatura selvaggia da rod stewart. lo richiamavano per come si vestiva, a wimbledon i rigidi inglesi gli imposero di mollare il suo abbigliamento sgargiante per un sobrio bianco.

adoravo quel suo modo di piantarsi ben dentro il campo, e di muoversi con quelle gambine agili di qua e di là come un furetto.
il suo dritto anomalo (dritto anomalo= per un destro come lui, si tratta di colpire un dritto essendo nella parte sinistra della propria metà campo e indirizzarlo, con traiettoria e angolazione difficilissima, a uscire nella diagonale a destra) è forse il colpo più originale e forte che avesse.
la sua risposta al servizio, posizionato dentro al campo vicinissimo alla linea di demarcazione, gli permetteva di anticipare l’avversario e di colpirlo in contropiede. il rovescio bimane angolatissimo era pericoloso.
inesistente a rete e nel servizio per i primi anni della sua carriera, ha fatto passi da giganti riuscendo a vincere un wimbledon nel 92.

dico la verità: non era il mio preferito; io adoravo edberg prima. però, nei suoi mille duelli con quel genio di pietrino sampras, tifavo per lui, perché più istintuale, meno perfetto, meno razionale. sicuramente meno elegante di pietrino, ma più scavezzacollo, più simpatico. le telecronache dei duelli tenute dal duo tommasi-clerici mi mancano….”circoletti rossi” à go go…

poi quella relazione con brooke shields.

non ricordo quando ha cominciato a rasarsi a zero, forse proprio dopo che brooke lo lascia. a quel punto per un po’ si rincoglionisce, non gioca e non vince più niente. quando sembrava sparito, ritorna alla grande, si sposa con la graf, che, diosanto, andreino, è proprio un cesso. però vince, ancora, molto.

oggi perde contro un nuovo becker agli us open e chiude la sua carriera a 36 anni. io ne ho ora 31, il completo nero, grigio e fucsia non lo uso più da tempo, e neanche la racchetta. ho delle gambe di legno e quando gioco mi fa male il ginocchio che mi hanno operato. andreino, hai avuto una grande resistenza.

ciao andreino, ti mando un applauso virtuale, mi mancherai.

3.9.06

maria de filippi - una vergine tra i morti viventi




in attesa del vero ritorno di maria sugli schermi con la nuova edizione di amici (al secondo posto nelle attese televisive della stagione dopo l’inizio del campionato di serie b), ci godiamo questo unanimous, un format importato dagli usa, dove naturalmente ha avuto uno strepitoso successo.

raffinato reality psicologico (sic!), si svolge in un bunker sotterraneo dove sono rinchiusi 9 personaggi che devono decidere all’unanimità per l’appunto a chi di loro regalare il milione e mezzo di euro messo in palio da dudi berlusconi.

dilemma del prigioniero: “due criminali vengono accusati di aver compiuto una rapina. gli investigatori li chiudono in due celle diverse impedendo loro di comunicare. a ognuno di loro vengono date due scelte: confessare l'accaduto, oppure non confessare. viene inoltre spiegato loro che:


a) se solo uno dei due confessa, chi ha confessato evita la pena; l'altro viene però condannato a 7 anni di carcere.


b) se entrambi confessano, vengono entrambi condannati a 6 anni.


c) se nessuno dei due confessa, entrambi vengono condannati a 1 anno” (da wikipedia)


ora, a quanto pare, contro ogni logica apparente, a queste condizioni l’equilibrio si raggiunge se entrambi confessano, mentre invece se viene considerato il “bene comune” (cioè la somma degli anni di carcere rischiati, con l’obiettivo di minimizzarli) l’equilibrio si raggiunge se entrambi non confessano.


in unanimous vale tutto, anche raccontare bugie, per convincere gli altri a decidere di regalare a uno il premio. l’equilibrio si raggiunge se uno promette agli altri che il premio sarà equamente suddiviso tra tutti i concorrenti. in questo modo, nessuno raggiunge l’optimum, ma tutti subiscono danno minore, cioè tutti portano a casa un po’ di soldi di dudi (che alla fine fa anche piacere) piuttosto che niente.

quello che vince però può fotterli dopo, tenendosi tutto il bottino e rimangiandosi la parola data. si può fare?

un bel giochino sulla razionalità delle azioni umane, molto usato nella facoltà di economia.


anche, un bel giochino sulla miseria umana.

ancora una volta maria ci regala uno show in cui la specie umana deve dare il peggio di sé per vincere. nella sua perversione, mi sembra meraviglioso e geniale.


sono curioso di vedere i nuovi concorrenti di amici, e devo dire che steve, garrison, luca, il maestro patrik rossi gastaldi, grazia, il maestro vessicchio, ma soprattutto chicco, mi mancano da morire.


a quando il primo show sui down che vogliono diventare ballerini?

ps il mio amico ANO ha un blog, di cui vi lascio il link, anche se parla solo di politica...

1.9.06

valentino ti amo, non mi spezzare il cuore


uno dei miei idoli è david foster wallace. ho passato l’estate in mezzo ai suoi libri ed è come se non riuscissi a staccarmene. ma non voglio parlare di questo, dfw necessita di un post a sé, che prima o poi gli dedicherò, con calma.

però, nella sua ultima raccolta di saggi, considera l’aragosta, c’è la recensione di un libro, l’autobiografia di tracy austin, tennista strepitosa che alla fine degli anni ’70 divenne un mito perché, giovane e gracile, vinceva qualunque torneo a cui partecipasse. dfw, appassionato di tennis (vedi anche la sua raccolta tennis, trigonometria, tornado e altre cose divertenti che non farò mai più) e tennista dilettante, parla con amore di TA, ma stronca l’autobiografia come un libro banale; ma di più, non si spiega come mai una persona con una storia di vita personale così avvincente sia riuscita a partorire un libro, molto probabilmente comunque non scritto da lei, di così totale piattezza e superficialità.
una delle spiegazioni che dfw si dà è che noi fan abbiamo delle aspettative troppo elevate, dovute alla iconizzazione degli idoli, e alla proiezione su di loro di come vorremmo essere noi (semplifico un ragionamento di una decina di pagine, in pieno stile dfw, ma siamo su un blog, e non posso dilungarmi troppo...forse prima o poi lo farò...)


ho comprato l' autobiografia di valentino rossi. d’altronde lo amo.

purtroppo non sono riuscito a finirla e questa cosa mi ha distrutto.


non ho letto quella della austin, e credo che in realtà quella di VR sia migliore, non nella scrittura in senso stretto, che è semplice fino quasi alla grammatica primitiva dei bambini delle elementari, soggetto verbo complemento, ma quantomeno perché racconta le prime esperienze in moto quando aveva 14 anni, le prime gare in piccoli circoli di tavullia, i primi incontri con i mostri sacri del motociclismo, mick doohan in primis…

poi però:

“mia madre mi ha sempre seguito fin dalle prime corse…al telefono mi dice sempre di fare il bravo”

“mare o montagna, per me non cambia molto se ho gli amici giusti e mi diverto”

“mio padre graziano mi ha aiutato molto fin dagli inizi della carriera, e anche oggi spesso mi dà ottimi consigli”


“il mio lavoro mi porta in giro per il mondo, dandomi l’opportunità di vedere bellissime città”

“amo londra. ho apprezzato da subito l’atmosfera di una città veramente multietnica”

e dulcis in fundo


“steve mcqueen era uno spirito ribelle, proprio come me” (aaaaarghhh)

“chi ha detto che bisogna essere seri quando si lavora? si deve ridere e scherzare. la vita è decisamente migliore se la si prende con filosofia” (nooooooooooooooo!!)

“non mi piace l’abbigliamento formale, preferisco vestire casual si addice molto di più al mio carattere e al mio stile” (…vale, e sticazzi..?!?!)

e poi il non-plus-ultra


“sono italiano, il che significa che amo il sole e ho un buon rapporto con il mare” (no, vale, questo no, cristo….)

mi chiedo: ma perché un uomo, un ragazzo che è più simile a dio o a un extraterrestre quando guida la moto, è un genio della comunicazione, ha imposto un’immagine di sé strepitosa, lontana dalle telecamere e dal gossip estivo, ma popolare, simpatica, immediata, mi chiedo, perché deve permettersi di scrivere delle cazzate di questo livello? poteva approfondire i suoi rapporti con gli altri motociclisti, con la moto, i casini con la
honda…

io lo amo lo stesso, per questo non ho finito di leggere il libro.

ti prego vale, non scrivere MAI più.