pupa e secchione/2
devo chiedere scusa e ritrattare tutto.
un breve post.
ho visto parte delle ultime 2 puntate e ho un solo commento: GENIALE.
ho riso tantissimo.
non vedo l’ora che arrivi la seconda serie.
Tifiamo rivolta!
devo chiedere scusa e ritrattare tutto.
un breve post.
ho visto parte delle ultime 2 puntate e ho un solo commento: GENIALE.
ho riso tantissimo.
non vedo l’ora che arrivi la seconda serie.
Pubblicato da max alle 11:47 AM 0 commenti
Etichette: teatrite cinefilia libromania teledipendenza
...è cominciato amici.
non ne potevo più. i sabato pomeriggio erano tetri, tranne che per quel raggio di sole tra le persiane che arrivava dalle vittorie della juve (5 consecutive).
mi sento sereno e domani sarà una bella giornata.
riflessioni in libertà.
i ragazzi sono ottimi, a parte gli attori che come al solito fanno cagare. il maestro patrick rossi gastaldi dovrà darsi molto da fare quest’anno.
il livello dei cantanti mi sembra buono, le prime polemiche le ho cominciate a sentire sulla danza, in particolare sulle donne. steve non si fida di pamela: non può essere che una ragazza che non ha mai studiato danza abbia una talento naturale così preciso. è finta, solo per le telecamere?
garrison ha già pianto 5/6 volte.
anche molte delle ragazze hanno pianto molto.
la percentuale di ricchioni mi sembra contenuta rispetto all’anno scorso (ne ho individuato solo 1).
la divisione in 2 squadre non mi sembra malvagia anche se ancora non ne ho capito bene il significato.
ci sono già dei leader, e anche delle belle ragazzine.
kareema canta molto bene, un po’ un antonino donna.
la coreografia hip hop di santo, sabato scorso, mi è piaciuta. non mi sta simpatica corinne.
mi piace giulia: povera, indifesa...
sono curioso di vedere le esibizioni di domani, ancora non ho sentito parlare il pubblico parlante (mediaset, per favore, mi chiami a fare il pubblico parlante ad amici???)
il ruolo di maria e chicco è come al solito utilissimo.
ps. l’altra notte ho visto la fine, tipo a mezzanotte e mezza, della finalissima di pupa e secchione: mi devo ricredere, ho riso come un cretino, amo rosy e sala, grande monti.
pp. l’isola senza ceccherini non vale un cazzo.
Pubblicato da max alle 1:58 PM 2 commenti
Etichette: teatrite cinefilia libromania teledipendenza
se guardate le classifiche di vendita di libri di questi giorni, scoprirete che al primo posto è balzato immediatamente come new entry il nuovo libro di giorgio faletti, che dopo il drive in ha ritrovato una seconda vita da stephen king all’italiana. poco sotto, il neo premio nobel per la letteratura orhan pamuk, turco. e poi, appena uscito, c’è anche il nuovo libro di niccolò ammaniti, ex esponente di quella corrente anni 90 che fu chiamata gioventù cannibale.
il mondo della cultura internazionale era stato all’inizio di quegli anni “sconvolto” dal successo di pulp fiction di tarantino, e il “fenomeno pulp”, contemporaneamente al “fenomeno grunge” nella musica, aveva saltato la barricata, uscendo dalla dimensione strettamente elitaria e cult per dilagare nel mainstream più popolare.
non mi sono mai piaciute le definizioni categoriche, infatti secondo me il grunge non è mai esistito, sono esistiti grandi musicisti e/o interpreti; non è mai esistito neanche il pulp, in senso stretto, quello del “sangue e merda” di bebo storti a mai dire gol. ma in questo supermercato letterario che siamo, vennero raccolti in un librino di stile libero einaudi una serie di racconti di quella generazione. la letteratura di genere, così come la musica, veniva così sdoganata e il grande pubblico cominciò a leggerne.
niccolò ammaniti era uno dei giovani scrittori promettenti: di lì a poco iniziarono le uscite, prima branchie, poi fango, poi ti prendo e ti porto via. l’ultimo capodanno.
ho adorato ammaniti. mi piaceva quella sua scrittura semplice e poetica, quelle storie bizzarre, che non erano affatto “pulp”, erano storte, storie di bambini difficili, piccoli holden, oppure ragazzi che cercavano delle vie di fuga. una visione nichilista me spensierata, fantasiosa, originale. solo fango aderiva al manifesto pulp in maniera rigida, e infatti non è un capolavoro. ti prendo e ti porto via sono quasi 500 pagine che volano, un vortice di personaggi; è uno di quei pochi libri che, nel finale, mi hanno fatto commuovere (ho conosciuto na perchè mi sarebbe piaciuto coinvolgerlo in un progetto teatrale, ma lui era già pieno di progetti editoriali e cinematografici...mi sono sentito uno sfigato, ma, mentre ci stavamo salutando dopo un’oretta di chiacchere, gli ho detto che alla fine di ti prendo e ti porto via avevo pianto...mi ha fatto un sorriso imbarazzato, mi ha ringraziato e io mi sono sentito una merda...).
poi è arrivato io non ho paura, bellissimo, scarno, profondo, un pugno nello stomaco. salvatores (regista estremamente sopravvalutato) è riuscito a farne il suo miglior film. le vendite. le ristampe. il successo, le traduzioni in 15 lingue. ammaniti è diventato una star.
quindi, ho comprato come dio comanda il giorno in cui è uscito e lo ho sbranato. e non mi è piaciuto.
penserete:”adesso ci dirà che siccome ha venduto troppo si è montato la testa e scrive per il grande pubblico”. vi prego, non pensate che io sia troppo superficiale.
allora: il libro è di 500 pagine. la volontà è quella di tornare alle atmosfere di ti prendo e ti porto via. molti personaggi, molti intrecci. scrittura veloce. molti punti di vista. i temi sono il rapporto padre-figlio, la malattia mentale, la provincia italiana e la sua decadenza, la religione e i suoi danni, tutto giocato con il nichilismo tipico di na e sullo sfondo il degrado morale e umano che ha subito il nostro paese (tutto il mondo?) negli ultimi 15 anni.
libro ambizioso, ricco di spunti. però, superficiale. tutti i temi sono trattati con un linguaggio certamente di impatto e comprensibile, ma di superficie. i personaggi sono raccontati, ma non scavati e scolpiti. la vicenda è interessante, ma scontata. a pagina 200 sai già come va a finire. ci sono tutti i clichè, dal ragazzo sfigato, al pazzo, alle ragazzine di provincia che fanno le fighette. ma non sono approfonditi. sono 500 pagine di una storia ben raccontata. certo non è poco, ma non è nulla di più. anche se l’obiettivo era quello di fare un affresco molto più ampio, simbolico, di un paese che muore nelle pianure della sua provincia devastata, economicamente e socialmente; un’italia in cui il rapporto umano è violento e violentato. il progetto sembra essere quello (troppo) alto di dipingere la realtà del paese, un po’ come uno scrittore della russia dell’800 calato nel 2006. i maestri sono gogol, dostoevski: na ha molto parzialmente l’ironia graffiante del primo, e nulla della profondità di indagine psicologica del secondo. grande visione, poco risultato, purtroppo.
il gioco che na sceglie è difficile e gli riesce solo in parte, una parte troppo piccola rispetto alla mole del libro e al fine che voleva raggiungere. è come se na avesse voluto abbandonare la vena fresca e originale della sua scrittura per buttarsi nel ritratto socio-economico di una generazione, utilizzando una storia mediamente già sentita. andrebbe bene se a fronte di un intreccio complicato ma prevedibile, ci fosse stata una riflessione maggiore sul resto. in realtà il libro si ferma alla narrazione, buona, ottima, di una storia. peccato.
mi spiace pensare e scrivere queste cose. sarà che avevo delle aspettative troppo alte per lui?
Pubblicato da max alle 12:28 AM 1 commenti
Etichette: teatrite cinefilia libromania teledipendenza
è vero, ho sempre pensato che non avrei voluto parlare di politica in questo blog, ma l’inizio della festa del cinema di roma è un’occasione troppo importante e succulenta per non dire due parole su veltroni e la sua “sindicità”.
diciamolo subito, così chiariamo: veltroni è bravo. è un fine politico, intelligente, lavora molto per roma e ha contribuito a rendere la città appealing, affascinante per il turismo, più di quello che non lo fosse già di suo. parla bene, dice cose sensate, ha un certo charme e si circonda di persone valide. insomma, io, da cittadino, lo voto.
veltroni, sin dall’inizio del suo primo mandato, ha lavorato sulla “cultura” come veicolo fondamentale per ingigantire ulteriormente l’immagine di roma nel mondo. e ha fatto bene.
detto tutto ciò, un memo per veltroni:
1. una lobby di potere di ferro è utile per un periodo, quando poi le persone se ne accorgono, diventa dannosa
2. le strade di roma sono importanti, mettile a posto e spendici qualche soldo, anzichè invitare bryan adams al colosseo
3. la politica culturale di una città non la fa il sindaco in prima persona, insieme alla lobby: il territorio va coinvolto
4. l’immagine non è tutto: perchè ogni tanto non rinunci a una copertina su qualche giornale, scrivi un romanzo strappalacrime in meno, fai una festa in meno e cerchi di essere concreto in un paio di cose, tipo I TAXISTI!?!?!?
5. per un sindaco non devono contare solo gli amici, ma devono contare i cittadini
6. per un politico potente raccogliere sponsor privati a bizzeffe è molto facile; il comune è il produttore esecutivo della festa del cinema, i soldi li hai raccolti da banche e simili, benissimo. come pensi che gli altri che operano nel settore possano avere degli sponsor se le risorse le succhia tutte il sindaco?
veltroni è bravo, soprattutto per sè e per i suoi amici.
Pubblicato da max alle 5:39 PM 0 commenti
Etichette: la melanconia l'odio la retorica
mi sono riproposto di non parlare di politica in questo blog, e non lo farò, se non marginalmente. ma quando ho visto questa foto, geniale, ho pensato che non potevo fare a meno di metterla in qualche modo dentro.
non riesco a darle un senso compiuto all’interno di un post, ma d’altronde mica tutto deve avere un senso. potrei darglielo solo parlando di afghanistan, iraq, nordcorea, ma va contro le regole del blog, che, già che ci siamo, scrivo, anche se in realtà il blog non ha regole e ognuno può scrivere quello che gli pare sennò che blog è; comunque, mettiamola così, scrivo quello che mi piacerebbe e non mi piacerebbe sul MIO blog:
1. gli interisti non devono MAI fare commenti sui post calcistici
2. la politica la teniamo il più possibile fuori, se non per prenderla per il culo (DA SINISTRA); possono esserci dei casi particolari, che decido io in qualità di monarca assoluto; altrimenti andate nel blog di ano
3. mi fa piacere se commentate e mi indicate film, dischi, spettacoli, eventi vari nei commenti, in modo che io possa magari poi decidere di parlarne
4. le critiche sono molto ben accette, se argomentate e FIRMATE
5. i commenti anonimi sono fastidiosissimi: imparate a firmare, non è difficile
6. via mail potete inviarmi quando volete argomenti che vi va che siano trattati
7. il blog, a parte il mio controllo autoritario, è di tutti e quindi mi piacerebbe che diventasse un luogo virtuale in cui chiaccheriamo, cazzeggiamo, litighiamo: lasciate commenti, perchè lo so che leggete i miei sproloqui!
8. il progetto radio 2morrowland non è tramontato, è solo che sono in un periodo di particolare incasinamento: la radio programmerà solo musica, scelta da me...probabilmente da novembre, se ce la faccio
9. questa canzone parla che...questa canzone dice che...bisogna fare la cacca...e bisogna farne parecchia...(chi azzecca la citazione?è facile)
10. kjdhhjkfòrejkfgdòbnglajauiprtiojtnmdhaòkjfh
alla prossima.
Pubblicato da max alle 8:50 PM 4 commenti
Etichette: pensare giocare pigghiare pu'culo
lo spettacolo inizia anche bene.
atmosfera algida, bianca incandescente. personaggi marginali che si alternano in scena.
poi si perde il filo del discorso.
ma andiamo con ordine. pippo delbono arriva al suo undicesimo lavoro sotto l’egida di emilia romagna teatro fondazione, dopo aver mietuto successi strepitosi in francia, dove il suo mito è cresciuto a dismisura.
i suoi spettacoli, molto legati all’immagine, al corpo, al movimento, uniscono una tradizione, molto francese per l’appunto, di danza contemporanea e una ormai un lievemente retro di teatro d’avanguardia anni 70.
i temi dell’incomunicabilità, della differenza (sessuale, mentale e altro), della morte, del disagio la fanno da padroni, in ogni suo spettacolo.
una scatola bianca, presa in prestito da molti spettacoli della societas raffaello sanzio, è la scena.
entità fisiche di vario genere passano in quello che sembra un ospedale. la voce inconfondibile di delbono, sussurrata e dolente, ci narra una storia di sofferenza. sacchetti di sangue infetto scendono dalla graticcia.
il susseguirsi di immagini è inizialmente interessante, poi il percorso diventa complicato da seguire e ci si perde in un set di luoghi comuni sull’omosessualità o peggio una caricaturizzazione frocia di cui proprio non se ne può più.
il punto di questi spettacoli così legati alle immagini e alla presenza corporea, e soprattutto ibridi tra teatro puro, performance e danza, è la difficoltà di costruire un senso all’operazione: occorre seguire un percorso drammaturgico, non necessariamente di parola, o no? secondo me si, altrimenti lo spettatore (se interessa qualcosa dello spettatore, naturalmente...) si perde in un vortice di immagini, alcune molto belle e poetiche, ma non sempre comprensibili. io sono anche per la non comprensibilità totale: non mi frega di capire per filo e per segno quello che accade, mi frega delle emozioni che i corpi sul palcoscenico riescono a trasmettere ai corpi in platea...ma in questo caso occorre una grande maestria nella gestione delle immagini e non basta appiccicare, un po’ a caso, sembra, certe volte, una sequenza di avvenimenti.
in aggiunta, parte di quello che vediamo è scopiazzato qua e là: molta raffaello sanzio, un po’ di pina bausch, con una spruzzatina di motus.
insomma, dopo un inizio promettente, lo spettacolo si perde e il forte impatto iniziale viene ridicolizzato da un’omosessualità esagerata e poco interessante.
naturalmente, nel panorama teatrale italiano, è secondo me giusto che il teatro pubblico sostenga un artista come delbono, ma 100 costumi da opera lirica erano proprio necessari per un’operazione come questa?
si esce con l’amaro in bocca per un’occasione perduta e con una domanda: dove vuole andare delbono? forse in francia...
Pubblicato da max alle 3:51 PM 4 commenti
Etichette: teatrite cinefilia libromania teledipendenza
trovo estremamente affascinante che un gruppo di astrofisici si siano messi a ricreare attraverso le onde impercettibili che circolano per l’universo il suono del big bang. certo mi aspettavo qualcosa di più romantico o mistico di un jet in partenza, ma tant’è.
ancora più affascinante è l’idea che alla base di tutte le cose ci sia un suono, una specie di musica che contrattistingue la materia, le radiazioni, le onde…
i pink floyd sono considerati gli inventori della “psichedelia spaziale” (mia definizione inventata), hanno scritto pezzi tipo astronomy domine e hanno più volte dichiarato che il loro concerto definitivo sarà sulla luna.
ma qui è un’altra cosa. a quanto pare dopo la relatività generale di einstein, quella dello spaziotempo curvo, e l’invenzione della meccanica quantistica, quella del principio di indeterminazione ("dio non gioca a dadi..."), l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo sono andati in conflitto; le regole che segue il primo non sono quelle che segue il secondo. quindi, il rompicapo dei fisici degli ultimi, molti anni, è stato quello di trovare una “teoria” che unificasse le regole, una cosiddetta “teoria del tutto” (vedi un grande divulgatore come hawkings).
in un libro divulgativo di qualche anno fa, l’universo elegante di brian greene (einaudi), pareva che la teoria delle superstringhe fosse quella che nel modo più semplice possibile riusciva a raggiungere l’obiettivo di “incasellare” tutto in un unico schema; sebbene questo, dal punto di vista della mia visione personale mi terrorizzi, in realtà dal punto di vista scientifico è accattivante.
l’ipotesi è: ogni singolo atomo, spezzato in parti sempre più microscopiche, si riduce a una specie di minicordino, una stringa per l’appunto, quasi senza dimensione. questa stringa, attraverso la sua vibrazione, diversa per ciascuna cosa, identifica quella determinata materia, onda o radiazione (o altro). quindi, se la vibrazione della stringa emettesse realmente un suono, come si può ipotizzare, vorrebbe dire che alla base di tutto c’è una sorta di musica atomica e/o stellare che permea lo spazio.
(come questa teoria unifichi meccanica quantistica e relatività generale è cosa troppo tecnica per me da spiegare; anche se il punto sta nell’omogeneizzazione dell’approccio alle particelle elementari e alle macrodimensioni spaziali, che inizialmente seguivano leggi fisiche diverse e invece con le stringhe seguono la stessa legge – vedere il libro di brian greene)
ogni cosa ha un suono, prima di avere consistenza, massa, gravità, luce…ogni cosa esprime una musica, ed essa identifica, con la sua struttura di movimento vibratorio, la cosa stessa, e ogni movimento che facciamo lo facciamo in mezzo a una megaorchestra naturale, i cui suoni si sentono e non si sentono.
sentire la musica dello spazio e della materia fa un certo effetto, allora, a parte i pink floyd, vi indico qualche gruppo/cantante per cercare di percepirla meglio:
- man or astroman (spazio)
- archive (spazio)
- sigur ros (spazio)
- mogwai (spazio)
- royksopp (spazio)
- tortoise (spazio)
- june of 44 (spazio)
- matmos (terra)
- the books (terra)
- bjork (solo homogenic – terra)
drizzate le orecchie!
Pubblicato da max alle 12:52 PM 4 commenti
Etichette: la melanconia l'odio la retorica, yper sound
mentre impazza la discussione intorno alla finanziaria, ai suv (battuta geniale di taradash: “suvietizziamo il governo”), ai 40.000 euro che segnano il limite della povertà, alla definizione di ceto medio, ai sindaci incazzati per i tagli agli enti locali e a mastella che insieme a di pietro ha rotto i coglioni, oggi parliamo della vera questione italiana del momento, quella che potrebbe cambiare la storia del paese, quella per la quale in italia non si dorme la notte: il fenomeno la pupa e il secchione.
breve riepilogo per gli ignoranti, ovvero coloro che non sanno: sette coppie formate da 7 donzelle belle, fanatiche dello shopping, miss calendari, ex-veline o similia e sette sfigati, nerd, secchioni, esperti di drammaturgia greca, alcuni mai stati baciati, altri vergini. obiettivo: i secchioni devono insegnare la cultura generale alle pupe, le pupe devono insegnare ai secchioni a vestirsi e altre puttanate. puntata serale: prove di abilità sui vari argomenti agli uni e alle altre.
fino qui, tutto secondo i canoni medi della televisione italiana media, pubblica e privata.
però: la trasmissione fa il 20% di share; appaiono articoli sui giornali con alcune delle più importanti firme…allora c’è qualcosa che non va. oppure che va. è fenomeno di costume oppure sublimazione del trash?
edmondo berselli su una pagina (intera, con foto!!!) in cultura di repubblica (!!!!) definisce il reality un “irreality show”, nel senso che è evidentemente tutto finto e comandato da una sceneggiatura scritta (come probabilmente tutti gli altri): allora ci sono le liti, ci sono gli amori, ci sarà molto probabilmente un bella scopata tra una pupa e un secchione.
la faccenda si fa complicata. il punto qual è? non è solo il gusto perverso e trash di vedere della gnocca che gioca con degli sfigati (il mio gusto perverso ad esempio); non è solo il consueto processo di “identificazione” (che paura sta parola…) con quelli sullo schermo…secondo me c’è qualcosa di più.
si tratta di decadenza.
si tratta di medioevo culturale.
si tratta di annullamento della realtà.
si tratta di necessità di staccare il cervello e ucciderlo definitivamente.
c’è qualcosa sotto di più pesante e di più grave, che ancora non riesco a individuare in tutti i suoi contorni. c’è qualcosa che mi sfugge. si tratta di trentenni, di gente della mia età. e la fascia di pubblico è sempre quella. dai trenta in giù. è un problema generazionale di svuotamento di identità e di ricerca di una nuova. ma la ricerca di una identità generazionale con un vuoto culturale di base come si fa? non si fa. e quindi ci si identifica con l’immagine televisiva. banale, ma forse è così.. oppure è semplicemente sadismo popolare che spinge a godere dell’ignoranza altrui e a pensare “ah ma alla fine sono colto rispetto a questi…”. e ancora identificazione. che l’identificazione sia il problema di questo inizio del millennio?
adoro la pseudofilosofia casereccia inventata in casa mia.
adoro vedere la aspirante sosia di paris hilton che scoreggia nel letto con il suo nerd (finto).
adoro che quando vedono una foto di dante dicano che si tratta di un guerriero indiano.
adoro vederle che fanno l’144 sdraiate e insaponate su una macchina. PUPA E SECCHIONE HOT.
ma io non mi identifico. spero. o non troppo. io amo la sublimazione del trash e la osservo come se fosse un acquario pieno di pesci pagliaccio, alghe colorate e coralli in una discarica.
lo so è solo una giustificazione snob. e radical chic.
però, mi ci vedete insaponato su una macchina?
Pubblicato da max alle 4:50 PM 9 commenti
Etichette: pensare giocare pigghiare pu'culo, teatrite cinefilia libromania teledipendenza
facciamo un piccolo bilancio sull’immagine dell’inter di questi ultimi 6 mesi. e riferimenti alla juve, l’unica che sta pagando duramente per quello che è avvenuto con moggi&co.
l’inter esce fuori “pulita” dalla questione calciopoli o moggiopoli e si candida a baluardo dell’onestà sportiva italiana.
l’interista guido rossi, non solo tifoso, anche ex consigliere di amministrazione, oltre che ex presidente di telecom, allora commisario della figc, strappa dalla maglia bianconera uno scudetto strameritato per cucirlo su quella nerazzurra. i tifosi nerazzuri festeggiano uno scudetto imbarazzante e ri-candidano la squadra a baluardo dell’onestà sportiva italiana.
guido rossi è ora, di nuovo, presidente di telecom, gruppo di telefonia mobile e fissa di proprietà di tonchetti provera, anche nel cda dell’inter.
la juve è in serie b in seguito a uno scandalo di intercettazioni concentrate su moggi, giraudo e qualche designatore arbitrale. le intercettazioni le fa la telecom, quella di tronchetti provera. alcune sono legali e altre sono illegali. quelle per cui la juve va in b sono legali, ordinate dalla procura di napoli.
telecom, quella di tronchetti provera, amico di moratti, presidente dell’inter, fa un casino di intercettazioni illegali. c’è un’inchiesta in corso.
nessuno parla dei passaporti falsi fatti dall’inter per alcuni giocatori, ad esempio recoba.
l’inter in 5 partite raccimola 11 punti e si piazza dietro roma e palermo, nonostante sia la favorita per il campionato di serie a. adriano si incazza per le sostituzioni ma non segna da mesi. ibra fa fatica. crespo si infortuna. il 4-3-3 non va.
mancini, allenatore dell’inter, sempre meno abbronzato e sempre più pallido di domenica in domenica, tira fuori scuse.
la juve ha cambiato completamente dirigenza. errori ne sono stati fatti. tanti. e paghiamo. giustamente.
tavaroli, responsabile della security di telecom, confessa di aver fatto seguire, su ordine dell'inter, de santis, arbitro accusato di favorire la juve.
un tale, bove, dello staff di tavaroli, muore in un misterioso suicidio.
non trascuriamo che l’inter si è presa 2 pappine con il bayern di monaco in champions.
inter-telecom-intercettazioni-guidorossi-pedinamenti-intercettazioniillegali-ombrap2.
lucarelli, ti prego, dedica una puntata di blu notte all’inter! o forse sono talmente degli sfigati che nonostante tutto quell che hanno smosso in questi mesi, nonostanti le centinaia di milioni di euro, i telefoni, i pedinamenti, i passaporti, non riusciranno a vincere il campionato nemmeno quest'anno? io me lo auguro, che arrivino quinti....gli scudetti si vincono sul campo.
Pubblicato da max alle 10:11 AM 4 commenti
Etichette: juve e altri cazzeggi sportivi
“Torino è Torino. Non è una città come un'altra" (Giuseppe Culicchia, Torino è casa mia, Laterza, 2005)
torino è la mia città.
non so più in che senso, ma la sento mia, familiare, avvolgente. d’altronde non si cancellano 19 anni di vita, seppur normale e forse noiosa.
il week end torinese che si ripropone un paio di volte l’anno, mi regala sempre qualche emozione nuova, e stavolta è stato particolarmente prodigo.
- incontro con personaggi allucinanti, non perché siano realmente allucinanti, ma perché sono persone che o non vedo da 15 anni, o delle quali non ricordavo l’esistenza.
- finisco in luoghi che sembrano fermi alla fine del liceo.
- l’evoluzione dello zarro è accelerata rispetto al resto d’italia.
primo. cammino per strada e incontro qualcuno. vado a casa di amici e si ripresenta qualcuno. vado in un locale e incontro qualcuno. ma sono 12 anni che non vivo più a torino. eppure, è incredibile, ma è così. e questa volta, in casa di un amico, sono riuscito a ribeccare: un tizio che non vedevo dalla maturità, con cui si era buoni conoscenti; ora è barbuto e sposato, ma in realtà il suo sorriso simpatico e un po’ tontolone è rimasto lo stesso. poi ho beccato una tizia che non conoscevo bene al liceo, simpatica, vive a milano. ma soprattutto ho incontrato uno, di cui io avevo completamente perso la memoria, un tizio che era fidanzato con una mia compagna di classe. mi ha riconosciuto e mi ha dato del lei, ricordandomi che era pure stato a casa mia. non ci ho dormito tutta la notte. sti torinesi…
una breve parentesi sul torinardo ci sta.
[il concetto di torinardo: il torinardo è un torinese. si distingue dagli altri torinesi perché di classe sociale (esistono ancora a torino!) medio alta, molto legato alla città e molto pigro nello spostarsi, poco incline alla socializzazione, molto chiuso in giri di amici che frequenta da quando è piccolo (i vari giri di amici, o club, nel corso del tempo si possono mischiare), si caratterizza anche per un certo provincialismo naif. alcuni torinardi amano il viaggio, nel senso del viaggiare, e si imbarcano in peripezie incredibili, tipo la patagonia a piedi, o la groenlandia con i cani.
la torinarda, femmina del torinardo, oltre alle caratteristiche di cui sopra, è nota per essere l’inventrice e la prima attuatrice nella storia del concetto di “rizzacazzi”, di cui prima o poi parleremo.]
secondo. sarà la confluenza dei tre fiumi, sarà che ero vicino di casa di rol (l’incredibile sensitivo che dipingeva con la mente su tele reali e aveva il dono dell’ubiquità, sul serio), ma mi capita di finire in luoghi fuori dal tempo. i murazzi la sera sono bellissimi. anche di giorno. però la sera, con il monte dei cappuccini sospeso e piazza vittorio illuminata, hanno un fascino simile a quello di praga. anche ora che il “repulisti” operato ai murazzi nella seconda metà degli anni 90 li ha trasformati in luoghi superaffollati, si possono trovare locali geniali. ad esempio, sabato scorso siamo finiti all’ex lega dei furiosi, ex csa storico, dove, quando ero ggiovane, vidi, ad esempio, un concerto dei 99 posse. il fiume supera gli argini facilmente e quella volta c’erano 10cm d’acqua e continuava a saltare la luce. comunque, finiamo in questo posto che si chiama cantieri fluviali. è uno di quei locali che hanno i tavolini fuori sul fiume e dentro musica per ballare. dopo la prima birra (siamo arrivati che era l’1.15), siamo finiti a dimenarci. la cosa fantastica è che dopo un inizio simil-trendy-radical-chic, il dj ha attaccato con una scaletta di musica metà anni 90 geniale; nell’ordine (per la verità un po’ sparso visto che vado a memoria):
· chemical brothers – hey boy hey girl (superstar dj...here we go!) – fine anni 90
· daft punk – around the world
· prodigy – firestarter
· green day – do you have the time...to listen to me whine...about nothing and everything all at once................sometimes i give myself the creeps.........sometimes my mind plays tricks on me........it all keeps addin up....i think i’m cracking up....am i just paranoid...am i just stoned....(come cazzo si intitolava?!?!ah, si, basketcase!))
· giuliano palma&the bluebeaters
· sud sound system
· 99 posse – curre curre guaglio’
· fratelli di soledad – noi siamo con chi lavora non con chi sta al potere ci piaccion malcom x e le pantere nere!!!!!!
· bob marley – iron lion zion – un classico…
· LITFIBA – PROIBITO!!!!!(su questa ho sbarellato…)
ora non me ne vengono in mente altre, edino casomai aiutami tu.
sembrava di essere nel 1992-93, quando si andava a ballare in quel localaccio che era l’area o poco dopo.
terzo. lo zarro torinese è sempre stato piuttosto avanti. uniform e piumino negli anni 90, all’avanguardia sul resto d’italia. ora, 2006, siamo alla moda cyberpunk, una via di mezzo tra mtv, la periferia di bogotà e un dark anni 80. a milano ancora non ho visto gente vestita così. neanche a roma. poi il concetto di branco è molto avanzato; c’è una formazione, che solitamente si muove in linea orizzontale: in mezzo le ragazze, ai lati i ragazzi. alcuni ragazzi sono addetti a prendere per il culo la gente che passa loro accanto. il gruppo si muove con i mezzi pubblici, che sono luogo di bivacco e luogo perfetto di presa per il culo dei passeggeri, ma anche di membri stessi del gruppo (“tuo padre quel cammello…”). in effetti, la presa per il culo ad altissima voce è l’attività preferita del sauro torinese, ma direi che questa caratteristica è piuttosto simile in tutta italia.
la sospensione del tempo a torino è una caratteristica fondante. nonostante le ristrutturazioni, le valorizzazioni, le rivalutazioni di aree, sembra sempre di essere fermi. ed è estremamente rassicurante. contemporaneamente però la città si muove, sottoterra, e si sente da piccoli segni esteriori, che sono però solo la punta di un iceberg, secondo me, che sarebbe interessante scoprire. e questo è estremamente stimolante.
mi piace torino, tornerei a viverci.
"Oltre a essere la mia città, Torino è anche la mia casa. E come ogni casa contiene un ingresso, la stazione di Porta Nuova, una cucina, il mercato di Porta Palazzo, un bagno, il Po, e poi naturalmente il salotto di Piazza San Carlo, e quel terrazzo che è il Parco del Valentino, e il ripostiglio del Balon, e una quantità di altre cose e di altre storie. Aprire questo libro è un po' come entrare in casa nostra. Mia. Vostra." (ibidem)
Pubblicato da max alle 10:38 AM 3 commenti
Etichette: la melanconia l'odio la retorica