riflessioni sul niente di una domenica di dicembre
basta un niente. e subito sei un'altra persona.
basta un battito di ali di farfalla in cina, diceva qualcuno, per generare un temporale in africa.
ci pensavo l'altro giorno mentre attraversavo la strada per affacciarmi sul tevere e vedere la piena.
pensavo: se mentre attraverso la strada mi prende sotto una macchina, mi cambia la vita. o la morte.
il concetto delle sliding doors è stupido ma vero.
la fragilità della fisicità, mi fa pensare. non so se mi fa paura. certe volte si. ma è come se la maggior parte del tempo non ci pensassi. faccio bene, dico, a non pensarci?
o forse è meglio pensarci e affrontare dignitosamente questa realtà di cristallo che sono/siamo?
ogni tanto ho paura.
molte volte non ci penso.
ma la mia scelta, qual è? ce l'ho, una scelta?
ogni tanto penso di si, di averla una scelta, una alternativa.
molte volte non ci penso. e sto meglio.
molte altre ci penso. e sto qualche volta bene e qualche volta male.
la piena del tevere è grossa, ma il fiume non esonderà. se esondasse, basterebbe un niente per farci improvvisamente tornare con la memoria e la realtà all'alluvione di firenze. o, ancora più chiaramente, alle alluvioni in bangladesh, o in india.
qual è la distanza, la differenza tra noi e il bangladesh? il fiume esonda e distrugge. qui come laggiù.
qual è la differenza tra me e uno in india a cui viene spazzata via la casa? nessuna.
c'è un minimo comun denominatore tra tutti gli esseri umani.
non è che per far ripartire qualcosa in italia, nel mondo, occorre riconoscerlo?
1 commento:
Se la piena arrivava a Monteverde, Roma non esisteva più... Amauri ti ha tirato un pò su la pressione ieri sera??? Lorenz
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