innanzitutto, questo post non avrei potuto scriverlo senza la fondamentale collaborazione di markino, mio fratello, che ringrazio.
il gergo mi piace da morire, soprattutto quello dei ggiovani. non sono purtroppo più espertissimo, dato che i ggiovani hanno dai 14 ai 25 anni, e io ne ho 32.
il post sul modo di dire palermitano/siciliano ha riscosso un certo successo e dunque mi viene voglia di indagare su alcuni modi geniali di dire di 3 città italiane. le espressioni gergali sono infinite e variano anche da gruppo a gruppo di persone nella stessa area geografica. in alcuni casi generano una vera e propria lingua underground e parallela.
proviamo.
MILANO
milano è molto fornita di espressioni gergali. interessanti sono soprattutto quelle che vengono dal mondo della “plaza”, la piazza, dove i ggiovani si riuniscono per passare la maggior parte del loro tempo e si fanno le canne. il gergo plazaro si impone spesso nel gergo collettivo del ggiovane milanese e spesso supera i confini cittadini e addirittura del nord italia. alcune espressioni sono infatti simili anche a roma.
vediamo un po’.
innanzitutto la “oh” all’inizio o alla fine di quasi tutte le frasi affermative. Volendo sia all’inizio che alla fine. Serve a dare importanza a ciò che si dice. Fondamentale.
bella zio oppure bella zibri (versione evoluta; l’etimologia di “zibri” non mi è chiara): è il saluto dei “plazari” maschi, assurto a saluto generazionale tra uomini (zio è un ragazzo). è talmente diffuso che, come modo di dire, si è trasferito pari pari a roma. differenze: a milano la e di “bèlla” è molto aperta e la cadenza è molto accentuata su “zio”; a roma può diventare “bella zi’” oppure “bella rega’”, quest’ultima quando ci si riferisce a un gruppo di persone.
zero/zebra/zebrella: indica una disapprovazione. esempio “oh andiamo al parco?” “Noo, zero, non ci sto un cazzo dentro zio”
allondon? tuttoabboston?: traduzione “allora? tutto a posto?”: ricordo che l’espressione “tutto a posto?” viene molto spesso usata invece di “come va?”
stabaccare: fumare sigarette.
una mèzza: fumare una sigaretta a metà con un’altra persona, abitudine stranissima.
quindi: stabaccarsi una mezza.
la fazza o la uazza: la faccia.
regalare: fare un piacere o fare piacere a qualcuno o piacere a qualcuno.
esempio: “di uazza non regala” significa “ non è bella in faccia “ cioè “non mi piace”.
fare brutto: è un’espressione molto complessa, con diverse sfaccettature. usata in modo attivo, come “gli faccio brutto”, significa “lo meno”, in modo passivo “mi hanno fatto brutto”, “mi hanno menato”; in realtà non significa solo picchiare o essere picchiati, ha un significato più sottile. “fare brutto” può anche voler dire mi sono incazzato con uno/a e viceversa. ultima evoluzione: per dire “fa brutto” si può anche dire “fa brizio”.
Ma non finisce qui: fa brutto può anche indicare qualcosa che ha colpito molto per la sua bellezza. Esempio “oh zibri l’altra sera ho visto un film che fa bruttissimo..”
è abitudine del “plazaro”, quello che vive in piazza, parlare al contrario, cioè invertire le sillabe di alcune parole. esempio: “minchia zio mi hanno fatto TTOBRU”, per dire “mi hanno fatto brutto”. Più spesso si usano quelle più comuni tipo “andiamo a saca” “andiamo al copar” ecc.
come in tutte le lingue, esistono anche alcune irregolarità: ATTENTO CI SONO I ROSBI (attento ci sono gli sbirri), OH MI FAI FARE UN ROTI DELLA TUA STASI? (oh mi fai fare un tiro della tua sizza?). per chi non lo sapesse, la sizza (o stizza o più banalmente siga) è la sigaretta.
come stai?/come sei mèsso?/stai male!: tutte e tre le espressioni si riferiscono a uno che ha detto una cosa assurda o che colpisce molto l’interlocutore che la esclama. L’ultima evoluzione di “stai male!” è “stai mauro!”. Si può inoltre dire “nooo, sto male!” per dire “nooo, non ci credo!”
l’attività principale di chi utilizza questo tipo di linguaggio è farsi le canne, quindi il gergo specialistico è molto approfondito. fumare le canne è un rito e, come ogni rito, ha le sue abitudini e tradizioni. cominciamo.
la grema, la pasta, gremare, schiumare: tutte espressioni che si riferiscono a fumare le canne.
il cilotto: il cilum. Meglio lotto oppure, meglio ancora, lombaz.
fattanza: stato di rincoglionimento dovuto all’uso di droghe leggere
piacerone: stato di rilassamento dovuto all’uso di droghe leggere
scarrubare/carrubare/fare la carruba/carburare: fare la conta per chi accende il cilum e di conseguenza per determinare l’ordine delle persone che dovranno fumare. l’aspetto rituale è qui al massimo livello. infatti, da qui parte tutta una serie di espressioni che indicano le “posizioni” dei fumatori all’interno del cerchio: appizzo (accensione) cunda (seconda posizione) terza ecc. fino a quando si raggiunge il numero di persone che hanno pagato per comprare il fumo. L’ultima è “la free” che viene concessa a quello che è lì e non ha pagato, che irrimediabilmente fuma la “pietra” (detta anche “pedra” o “uedra”)
boccia/bozza: 0,5 grammi di fumo. bozza è usato anche per indicare “bottiglia”.
tazzare: bere alcolici
collare: fare la colletta
smazzare: spacciare. a volte può indicare anche “prestare” o più semplicemente “vendere”.
sdruso: tiro di canna/cilum. sdrusare: tirare dalla canna/cilum. Nell’evoluzione del gergo viene anche usato per indicare “sorso”. uguale anche a torino.
babbo di minchia: sfigato
la tipa: una ragazza. la mia tipa: la mia ragazza. uguale a torino
starci dentro: essere d’accordo, approvare. inoltre, se una persona “ci sta dentro” vuol dire che è simpatica.
alla fine: intercalare usato molto spesso alla fine o all’inizio di una frase.
una minima: un minimo.
puntello: appuntamento. darsi un puntello.
andare in ...: il moto a luogo, tra i plazari, è rappresentato come uno stato in luogo. esempio: vado in duomo, vado in cadorna, vado in cordusio. i luoghi sono spesso individuati con le fermate della metropolitana di milano. lo stesso naturalmente per lo stato in luogo: sono in cadorna, sono in cordusio, sono in loreto...
Non dimentichiamo l’espressione “andare in sbattimento” che significa “preoccuparsi”.
sbattimento/sbatti/sbatta: fatica
tranzollo: tranquillo.
menarsela: tirarsela, darsi le arie oppure ad esempio “me la meno” può voler dire “non mi va”; una “menata” può essere una rottura di palle.
paura!: espressione che indica approvazione. esempio: “stasera c’è una bella serata ai magazzi” (leggi: magazzini generali, nota discoteca milanese)risposta: “paura!” nel senso di “bello!”
asciugare/asciugo: rompere i coglioni/rottura di coglioni (oh quel tipo ieri mi ha asciugato di brutto oh/ oh quel tipo è un asciugo oh). Riferito all’hashish significa “fumare con grande avidità”. esempio “oh zio ti sei asciugato il lombaz oh”
scavallare: rubare.
beccarsi: incontrarsi, vedersi. esempio: ci becchiamo domani.
TORINO
a torino il gergo è molto vario, non sono però troppo addentro, quindi prego i lettori torinesi del blog di dare una mano; io mi riferisco ad un passato ormai non più troppo recente.
com’è?: come stai?
i cabinari/i cabinotti: fighetti che si incontrano alla cabina di viale thovez, in crimea.
baccagliare: fare la corte a un ragazzo/a una ragazza.
ci sta: difficilissimo da spiegare...può essere usato come “si può fare”. esempio:
- andiamo giù ai muri? – ci sta!
vado giù ai muri: vado ai murazzi, luogo di vita notturna torinese.
beccarsi: pomiciare. esempio: mi sono beccato ale. cioè: ho pomiciato con ale.
buttare giù: bere alcolici
zio fa’: equivalente di “porco zio”. l'etimologia è di una bestemmia, "fa'", sta per "faus" che significa "falso" in dialetto.
sono calda come il fuoco/calda come un boiler: nessun bisogno di traduzione.
cisti: tipo “stai cisti”: stai tranquillo ma più spesso stai attento/fai attenzione
la punza: una ragazza molto puttana.
scassarsi: trombarsi, scoparsi. esempio: mi sono scassato una punza.
avere caga: avere paura.
scialarsi: rilassarsi
la madama: la polizia
brincare: beccare, cogliere in fallo. esempio: mi ha brincato la madama...
gaggio: scemo. esempio: sei un gaggio.
piciu: scemo.
asciugare: rubare
incistarsi: eccitarsi per qualcosa
serio: bello/figo. può anche essere riferito ad una persona mettendo davanti l’articolo indeterminativo. “quel tipo è un serio” significa “quella ragazzo è un grande”
nota: tiro di sigaretta. esempio: mi fai fare due note?
molte delle vecchie espressioni milanesi sono state acquisite a posteriori anche a torino. ad esempio: sclerare, di brutto, prendersi male, babbo. tutte espressioni ormai entrate nel parlato comune, senza bisogno di traduzione.
ROMA
a roma il gergo non è enorme. cioè, le espressioni che segnano una vera e propria lingua parallela/undergound sono poche. a roma vige la tradizione, quindi quello che funziona di più è l’utilizzo delle similitudini e delle metafore, abitudine che nasce dagli antichi stornelli romani. non citerò nessuna similitudine o metafora, concentrandomi solo su espressioni tipiche.
bella zi’/bella regà: vedi il saluto milanese.
che tajo/me fa’ tajà/è un tajo: che ridere/mi fa morire dal ridere/è troppo simpatico.
m’ha pisciato: mi ha dato buca
ce so’ andato in fissa: mi sono fissato su una cosa, sono ossessionato.
spignere: pompare col volume in senso letterale, ma può anche voler riferirsi a una cosa figa; ad esempio: al branca (luogo di vita notturna romana) la musica spigne una cifra
scudi: euro. che ce l’hai ‘no scudo?
andare in bisca: andare a giocare a biliardo in uno di quei posti bui detti bische. è una delle attività principali del gruppo sociale di riferimento di questo tipo di lingua.
il pischello/la pischella: ragazzo/ragazza.
fregna: organo sessuale femminile ma anche bella ragazza.
punta: appuntamento. darsi una punta.
ammazza: accidenti! espressione di grande stupore.
sticazzi: in italia questa espressione è molto utilizzata in maniera sbagliata. a roma “e sticazzi!” significa “e chi se ne frega!” e non equivale ad “ammazza!”.
mecojoni: equivale circa ad “ammazza”.
...me fa ‘na pippa: espressione utilizzata per significare sufficienza e superiorità. esempio: “il mio capo me fa ‘na pippa!” significa “non mi frega nulla di cosa mi fa il mio capo”.
andare a...: come a milano, a roma il moto a luogo è uguale allo stato in luogo, quindi si userà sempre la stessa espressione, però, diversamente da milano, la preposizione non è “in” ma “a”. esempi: sto a studio, vado a studio, sto a piazza venezia, vado a piazza venezia.
rosicare: essere incazzato, essere invidioso. esempio: quello stronzo me fa’ rosica’! può voler dire sia che mi fa incazzare che sono invidioso di lui.
cazzaro: individuo che dice cazzate. esempio: a cazzaro ma che stai a di’?!?
paiura/da paiura: equivale all’espressione milanese “paura”.
imbastire: raccontare cazzate per rabbonire. esempio: ma che me stai a imbasti’?
ciancicare: masticare.
stare a rota: essere preso da mille faccende e attività, oppure essere preso bene da qualcosa. esempio: sto a rota con il nuovo disco dei velvet (mammamia...).
come te butta: vecchia espressione ancora utilizzata per chiedere “come stai”.
non sono in grado di esplorare altri gerghi, se qualcuno di voi lo è, lo faccia! potremme fare un wikipedia dello slang italiano!!!