13.9.08

la versione di edo - seconda parte

continua...

Abbiamo fatto i bagagli, in mano la nostra ricevuta di affitto dell’automobile. Speriamo vada tutto bene… qualche giorno prima, tipo il 9, avevamo deciso di anticipare la presa: dal 13 al 12 agosto. Ci presentiamo armati delle migliori intenzioni nell’ufficio National, facciamo la nostra brava codina e inizia il seguente dialogo fra noi (E&M) e l’impiegato (IM).

IM: buongiorno, benvenuti alla National car rental. Vi ricordiamo che la nostra compagnia è finalizzata esclusivamente alla soddisfazione del cliente. Sono Pinco Pallina, in cosa posso esservi utile?

E&M: buongiorno, abbiamo la prenotazione xy. Sarebbe possibile anticiparla dal 13 al 12 agosto?

IM: si, immagino di si.

E&M: noi siamo sicuri di volerlo fare, possiamo farlo oggi? Il nostro numero di prenotazione è xy.

IM: non c’è problema, venite il giorno prima ed aggiorniamo la prenotazione. Però potete anche presentarvi il 12. Ma se venite l’11 è meglio. Comunque non ci sono problemi.

IM sorride, non guarda la prenotazione e non controlla al pc.

E&M: allora non ci sono problemi, veniamo il 12 e la macchina c’è.

IM: si, però se venite prima è meglio… non ce ne è bisogno, ma è meglio.

Ci manca un po’ la burocrazia assurda e maleducata dell’Italia. Questa è impermeabile alla discussione, ma cortese. Non si può neanche passare alla fase pietosa (per favore, faccia uno sforzo, tengo famiglia…)… te la prendi e basta. Comunque Massimo va in sbattimento… ripete come un ossesso “esenoncèlamacchina? esenoncèlamacchina? esenoncèlamacchina? esenoncèlamacchina?” per tre giorni, sostituendo la sua angoscia intestinale con quella dell’autonomia in mobilità. Ogni giorno si presenta alla National come un fedele a chiedere la grazia a Padre Pio. Ad ogni buon conto la macchina c’è. Si parte. Le balle si parte. Da che parte usciamo da Montreal? Prima tappa dopo 150 metri: da un distributore si cerca una sorta di mappa. Ok, all done, here we go. Inizia la vacanza alla Toni, alla Thelma e Luise, Easy Rider, Born to run… avremmo scoperto assomigliare più a Ciccio e Franco, Gigi e Andrea che a Stursky e Hutch. Ma la strada è nostra. Il giro lo leggete sui post più puntuali e dettagliati di Massimo, di seguito solo una breve descrizione a spunti, assolutamente decontestualizzati e non consequenziali delle 2 settimane.

Gli Italiani in Canada.

Doverosa distinzione fra gli stanziali e i turisti. I primi sono giovani coppie, acculturate e di cui andare sostanzialmente fieri. Oppure lavoratori di buon livello. I secondi sono o coppia di maschi avventurieri che capiscono, o capiranno, di non essere nel posto giusto per una vacanza da raccontare al bar, o sistemi di coppie che si danno un tono.

In natura, gli animali si raggruppano lungo corsi d’acqua o presso disponibilità alimentari. Gli italiani all’estero, tramontata la moda degli Hard Rock Cafè, si concentrano negli Starbucks (provenienza centro nord ) e negli Apple Store (provenienza centro sud).

Starbucks in Italia non c’è, portarne a casa un feticcio promuove nella gerarchia sociale del milanese. Giusto per non perdere nessuna opportunità, infischiandosene del fuso orario, l’homo brianzholus si piazza nel tavolinetto ad angolo, dove l’acustica sarà migliore, e si attacca al telefono:

“ehi, giangi, sono il pillo… tutto regolare?? La patti?? Bene… siete in Costa? No, la umbi è per mall, io sono qui allo starbacs, mi guardo le meil qui è tutto in uaifai.. tu sei a Santa? Il teo? È al forte? No, tranquo, me la godo qui allo star, mi bevo un americano, regolare.. si il ueder è so end so… ma io quando piove me ne vengo qui allo star.. tè capì?” e a loop per altre 3 o 4 telefonate.

Il negozio Apple è il tempio dei tech victims.. il lancio dell’iPhone ha fatto il resto. Segue scena dal vivo.

“a nandoooo!!! Chestaiffà? Sto ar negozio eppol, che se lo vede er gufo spanza di invidia.. na forza, io ne pijo tre o quattro… che s’è ripreso er pupetto? E speriamo che non attacca ‘a febre a scianel anche… na figata cià pure l’aipodde dentro.. ma taddei gioca contro l’admira wacker? Ce stappure giallo ahò.. si, ce sta… di un po’?” e via, alternando partecipazione sulle vicende giallorosse a entusiastiche descrizioni di merchandising del sig. Jobb.

Le strade del Canada.

Splendide, ferocemente limitate, larghe, frequentate da personaggi assurdi. Ragazzine psicopatiche che gestiscono pompe di benzina, roulotte semipermamenti retti da lesbicone barbute nella vendita di preoccupanti hot dog a biker sessantenni. Mall con supermercati di dentiere, cappelle di soul saving, pollo fritto ovunque.

I motel.

Abbiamo visto di tutto. A Quebecville dopo essere stati rimbalzati dalla trilogia Marriott, Holyday inn, Sheraton, seduco un gibbone vestito da concierge nell’indicarmi il quartiere dei Motel. Uno dopo l’altro, aguzziamo gli occhi (!!): sold out, sold out, sold out, sold out, sold out, vacant, sold out… ferma cazzo, torna indietro… uno è libero. Chissà perché.. sarà che ha un cortile che ricorda a me la periferia di Puerto Plata e a Massimo quella di Nairobi? O il gestore con la faccia spiritata da reduce un po’ suonato da troppa morfina? O la moglie che a gambe larghe beve birra e butta le lattine sotto un dondolo anni 70? O forse un po’ di tutto questo..

A baie saint paul ce ne tocca uno tutto un fiocco, un cuoricino e una colomba dipinta.. depliant di romantici itinerari per la luna di miele perfetta.. Vogliamo due letti separati… ci prendono per una coppia in crisi, ma tanto carina… mista… un olandese e un messicano… con aria complice la gestora ci ricorda essere un posto tranquillo. I nostri vicini si risparmiano un’uscita a doppia coppia.

Le nostre gite.

Continuo lo scenario già delineato. È realmente un mistero. Pur non essendo due atleti, siamo comunque maschi, sani, giovani, senza patologie manifeste. È imperscrutabile che a fronte dei nostri sforzi, siamo stati realmente doppiati sui sentieri dalle babinette in infradito, dai papà con un neonato in uno zaino blindato di ghisa, da anziani alloventilati, coppie di settantenni in mocassini e bastone.. ebbene, tutte le categorie socialmente deboli ci superavano in tranquillità mentre noi ci concentravamo sulla nostra cadenza di passi e ritmo cardiaco. Dobbiamo lavorarci.

Le donne.

Non che avessimo tutte queste aspettative. Certo che un buco nero del genere non era assolutamente in preventivo… capisco la dieta turbocalorica, capisco il clima che impone isolante naturale, capisco il look americano… ma a questi livelli di aberrazione non eravamo preparati. Ora si spiega perché con i locali siano indietro di 20 anni… tanto chi ci porti? O perché non esistano le marche italiane: Armani venderebbe 2 pantaloni al semestre, e poi se ne pentirebbe.

Consigli per gli acquisti.

Andateci prima che potete, portatevi abbigliamento a strati, non ordinate più di un piatto al ristorante, mettetevi l’anima in pace per il caffè e la pioggia, lasciate a casa il costume da bagno, prenotate la macchina dall’Italia, volate air canada, non chiedete eccezioni a un regolamento pur se elementare come quello degli ostelli, non fumate, ripassate il francese, preparatevi a bicchieroni di acqua ghiacciata, non lanciatevi in battute di spirito, allenatevi prima di partire, rinunciate allo shopping, astenersi allergici a pollo ed a salsa barbecue, non guidate come in Italia.

Quebec, je me souviens.

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