è vero, ho aperto un blog e non ci scrivo mai.
comunque, scordammoce 'o passato, e i napoletani non mi bastonino, ci hanno già buttato fuori dalla coppa italia, che, dopo la promozione in A, era il massimo obiettivo della juve.
ieri notte vagavo per la rete e ho pensato che voglio ricominciare a fare kung fu. sono andato sul sito della mia vecchia scuola e ho trovato un link al blog di un ragazzo mio coetaneo, manfredi, che è aiuto istruttore di tang lang, lo stile della mantide religiosa. girandoci dentro ho trovato una interessante discussione intorno al kung fu, ai Maestri, alla Via...la discussione è partita da lì, ma si capiva che le potenzialità erano quelle di andare a coinvolgere temi ben più importanti, così sono andato a scrivere un commento che poi, purtroppo dopo averlo pubblicato, mi sono reso conto essere bello delirante. però mi sono divertito a scriverlo. ed era divertente la discussione.
www.manfredimente.it
sta di fatto che i temi dal particolare del kung fu, tendono a diventare universali e quindi interessanti per tutti:
- tradizione vs. modernità
- scienza vs. religione (ma sarà vera questa contrapposizione?)
- i Maestri
- la Natura
robe pese, insomma. mi piacerebbe riproporre qui quello che ho scritto, sebbene delirante, e se mai qualcuno ci passerà per caso, avere dei commenti. Ecco:
Caro Manfredi,
(...)
Mi sono ritrovato a navigare nel sito della scuola per capire se avrei potuto riavvicinarmi, a settembre, guardando orari e giorni, e poi improvvisamente sono finito sul tuo blog, e poi in questa discussione, appassionante, anche per me che sono meno coinvolto di tutti voi.
Per questo mi è venuta voglia di scrivere due righe, e te le mando.
Mi pare di avere colto due o tre questioni nella vostra discussione che si potrebbero riassumere così:
- ci possono essere differenze di interpretazione tra chi ricerca nella Via la massima efficienza (in che senso?) e le radici/la tradizione
- la ricerca di un Maestro è sostanziale nella pratica del kung fu (come in altre “discipline”?)
- Scienza vs. religione: tema dalla difficoltà incredibile, e anche la Natura….
Mi sento perso in una selva oscura a dover dare delle impressioni su dei temi leggibili su così tanti livelli, ma d’altronde non mi ha obbligato nessuno e a me va di scrivere.
Parto da una considerazione che coinvolge tutti e tre i punti, che è la seguente: la discussione si è indirizzata in una zona rocciosa in cui è facile perdersi o cadere perché si parte da un assunto di base secondo me limitativo: che il kung fu, così come la Natura, la scienza, la religione sia al 100% racchiudibile in una sistematizzazione razionale di un certo numero di tecniche (o regole, o funzioni matematiche) che portano alla sanità del corpo, all’efficacia nel combattimento, alla perfezione estetica dei movimenti, a un fine prestabilito.
Non si considera invece che potrebbe essere che il kung fu, prima di arrivare a una razionalizzazione/sistematizzazione che porta, appunto, ad un fine ben preciso, cioè, ad esempio, l’efficacia (perfezione?) fisica ed estetica, parta da una base diversa: la ricerca. E la ricerca, “il ricercare”, caratteristica che rende l’uomo diverso dall’animale, non è solo un’attività razionale e non ha sempre un fine specifico. Il kung fu può essere visto come il tentativo, sempre ad esempio, di ricercare una sanità fisica e psichica, prendendo spunto dall’immagine degli animali (mantide religiosa, tigre, ecc..), per divenire più “umana” quando si perde nelle trame della ricerca in sé, e diviene ricerca personale di “qualcosa” che ciascuno interpreta a suo modo.
Mi spiego meglio: è proprio detto che ci sia bisogno di dare una ragione e di “scientificizzare” una ricerca? Per di più come quella del kung fu? La scienza progredisce grazie alla ricerca scientifica, ma le grandi scoperte, le grandi invenzioni, vengono fuori da “intuizioni”, da ricerche che sicuramente hanno una base di norme e regole, ma poi vanno al di là di esse, utilizzando l’immaginazione, la fantasia. La religione perde il suo connotato “umano” quando San Tommaso la razionalizza e sistematizza racchiudendola in una serie di dogmi e regole che ne esaltano la funzione di gestione del potere, ma le fanno perdere quella funzione naturale che è la ricerca lasciami dire “irrazionale” (inconscia?) di una spiegazione della vita, della morte e della grandi questioni umane.
E il kung fu? Non è forse una ricerca di qualcosa di molto personale? Può essere questa ricerca unita anche, ad esempio, all’efficacia, all’estetica? Secondo me si. Mi è piaciuta molto una frase che ha scritto Paolo: “La pratica del kung fu offre una prospettiva alternativa: la ricerca dell’efficacia nell’arco della vita”; io leverei la parola “efficacia”, per rendere la frase più generale, anzi più universale. Ognuno può metterci la sua, di parola.
Allora a cosa serve il Maestro? Secondo me a costruire delle basi, a indirizzare la tua identità, a rafforzare la tua consapevolezza, ma il Maestro, secondo me, non può (non deve) stritolare l’identità individuale. In teatro, dove io lavoro, il regista, il Maestro vecchia maniera (Luca Ronconi) forza gli attori a muoversi secondo degli schemi ben precisi, con una recitazione studiata e imposta, guadagnando forse in efficacia (mah…) ma sicuramente perdendo in emozione e poesia (che in teatro sono importantissimi, anche al fine di non annoiare). Allora il Maestro forse deve costruire un sistema flessibile nel quale gli allievi possano muoversi liberamente, esprimendo la propria identità e rispettando una base di regole/tecniche. O forse no. Il discorso parte dal kung fu ma coinvolge anche molto altro, e veramente si potrebbe scrivere un libro. Mi rendo conto che le parole mi escono fuori senza pensarci molto, e forse sbaglio, dico banalità, cose scontate….
Ho molti dubbi e poche certezze e forse sono anche noioso (quante volte ho scritto “forse”?)
Devo dire che ho fatto più delle domande che dato delle mie impressioni, e la finisco qui, anche se potrei andare avanti ancora per pagine e pagine. Quello che è certo è che la calamita della palestra mi sta fortemente chiamando, e mi piacerebbe tanto potere ricominciare a praticare.
Nel frattempo, ti mando un saluto.
Massimo